Con la prima assoluta “Visioni d’opera, pagine dal Don Buonaparte” di sabato 17 dicembre al Teatro Ariosto di Reggio Emilia culminano le iniziative promosse a Reggio Emilia per rendere omaggio al compositore Alberto Franchetti.
A questa prima del “Don Buonaparte” prenderanno parte il baritono Maurizio Leoni, le voci del Coro Claudio Merulo, l’Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini affidata alla direzione di Alberto Martelli, con Marco Sparano quale voce recitante della originale drammaturgia elaborata da Paolo Borgognone per animare e legare la sequenza delle pagine musicali di Franchetti.
Come tutte le iniziative svoltesi in questi mesi per ricordare Franchetti, artista ammirato all’epoca da personalità come Verdi e Toscanini, anche lo spettacolo del 17 dicembre è realizzato dall’Associazione per il musicista Alberto Franchetti con il supporto del Comune di Reggio Emilia e con il contributo del Ministero della Cultura / Direzione Generale dello Spettacolo e della Regione Emilia-Romagna.
“Valorizzare la storia della musica del proprio territorio è una componente obbligata di una buona politica per la cultura. Non è provincialismo – dichiara l’assessore alla Cultura della Regione Emilia-Romagna, Mauro Felicori-. E’ il contributo che ogni parte del mondo può dare alla ricchezza e alla pluralità della cultura nel mondo, necessariamente universale. Se poi si tratta di riscoprire un compositore importante e un’opera dimenticata, ecco che il dovere istituzionale diventa una avventura intrigante, che suscita curiosità e aspettative”.
Il soggetto del “Don Bonaparte” ruota attorno alla figura di un parroco di campagna, Don Geronimo Bonaparte, che un bel giorno riceve l’invito da parte del nipote Napoleone di raggiungere Parigi dove lo attende la nomina a cardinale. La notizia getta nell’agitazione gli abitanti del paese ma alla fine l’anziano sacerdote preferisce rinunciare agli onori per restare a servizio della sua modesta comunità di parrocchiani.
“La genesi del progetto dedicato a Don Bonaparte – racconta il direttore Alberto Martelli – si può far risalire a quando la biblioteca Panizzi di Reggio Emilia ottenne in donazione dagli eredi del musicista i manoscritti, sia dello spartito canto pianoforte che della partitura orchestrale. Un convegno e una importante pubblicazione hanno successivamente contribuito a risvegliare l’interesse sull’opera, perfettamente conclusa, ma mai rappresentata”.
“Negli ultimi anni – spiega Martelli – ho ripreso in mano il manoscritto dell’opera. Tra le cause dell’oblio disceso su quest’opera e su Franchetti nell’ultimo periodo della sua vita, si può pensare al clima instauratosi in quegli anni in Italia con le leggi razziali del 1938. È documentato come Mussolini abbia deliberatamente impedito rappresentazioni di opere di un musicista di origini ebraiche come Franchetti”.