DISMI – Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria ottiene la dichiarazione ambientale di prodotto (EPD) per i servizi educativiL’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia si conferma all’avanguardia nell’integrazione della sostenibilità, compiendo un passo significativo che la posiziona come potenziale modello per il sistema accademico nazionale ed europeo.

Il Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria -DISMI ha recentemente ottenuto l’importante certificazione EPD – Environmental Product Declaration per i suoi servizi di educazione terziaria (Declaration Number EPD-DISMI2025, Registration Number EPDITALY0902). Questo traguardo non è solo un vanto per l’Ateneo, ma rappresenta la prima applicazione rigorosa e scientifica per misurare l’impatto ambientale di un servizio educativo.

Le università moderne sono state chiamate a guidare una vera e propria trasformazione culturale orientata alla sostenibilità ambientale, economica e sociale, fungendo da stimolo per il territorio. Questa esigenza è stata formalizzata anche a livello istituzionale: già nel 2019, una lettera dell’ex ministro Fioravanti aveva sollecitato tutti gli Atenei italiani a integrare i principi di sostenibilità nella loro gestione. Rispondendo a questo invito e inserendo tale obiettivo nel Piano Strategico di Ateneo 2020-2025, Unimore ha promosso il progetto “Unimore Sostenibile“. In questo contesto, il Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria ha riconosciuto l’assoluta necessità di quantificare in maniera oggettiva l’impronta ambientale delle proprie iniziative.

Il lavoro pionieristico che ha portato all’EPD è stato condotto da LCA Working Group (www.lcaworkinggroup.unimore.it). Il gruppo di ricerca, composto dai proff. Anna Maria Ferrari, Roberto Rosa e Antonella Sola e dai collaboratori ing. Paolo Neri, dott.ssa Chiara Ruini e ing. Lucrezia Volpi, si è inizialmente dedicato alla stesura delle Product Category Rules (PCR) specifiche per i servizi educativi (PCR EPDItaly 030 e PCR EPDItaly 031) a cui è seguita un’analisi LCA (Life Cycle Assessment) completa per quantificare gli impatti ambientali associati all’intero ciclo di vita dei servizi didattici erogati dal DISMI, culminando con la certificazione EPD.

Frequentare un corso universitario, ovvero ogni lezione, laboratorio, stampa di dispense, viaggio casa-università e uso delle aule, consuma energia, produce CO₂ e genera rifiuti. Grazie alla certificazione EPD, ottenuta dal Dipartimento DISMI di Unimore, è stato possibile misurare scientificamente questi impatti. Ad esempio, si può sapere quanta CO viene emessa per offrire un anno di formazione a uno studente, quanta energia serve per mantenere attivi gli spazi didattici e quali materiali vengono utilizzati. Questo permette all’università di: capire dove si consuma di più; agire per ridurre gli sprechi; coinvolgere studenti e docenti nella sostenibilità.

Misurare e certificare l’impatto ambientale dei servizi educativi attraverso strumenti come l’EPD ha una valenza strategica. Non è possibile vantare miglioramenti nella sostenibilità senza una quantificazione oggettiva e scientifica degli impatti.

L’EPD, – affermano i proff. Anna Maria Ferrari e Roberto Rosa di Unimore – essendo basata su studi LCA e validata da un ente terzo indipendente, garantisce che i dati ambientali comunicati siano trasparenti, oggettivi e confrontabili, rafforzando l’affidabilità e la credibilità delle strategie adottate. Questo approccio rigoroso integra e potenzia strumenti più aggregati, come i Green Metrics Ranking, che sono già utilizzati per monitorare le performance ambientali, offrendo una rappresentazione più accurata e scientificamente fondata dell’impatto”.

Il beneficio non è solo esterno: la certificazione favorisce la presa di coscienza sia da parte dell’Ateneo che degli studenti sui reali impatti ambientali del servizio, un presupposto fondamentale per intraprendere azioni efficaci di riduzione degli impatti stessi.

Inoltre, – prosegue il prof. Roberto Rosail lavoro svolto per il DISMI è stato concepito per creare un protocollo replicabile da estendere all’intero Ateneo e non solo. L’obiettivo è utilizzare queste certificazioni, relative a diverse realtà dipartimentali con distinte peculiarità funzionali e strutturali, per catturare criticità e soluzioni. Questo bagaglio di dati potrebbe servire come base per lo sviluppo di un Tool innovativo destinato a monitorare in modo dinamico la performance ambientale dei servizi educativi di ogni dipartimento.

Guardando al futuro, l’auspicio è che l’esempio di Unimore venga seguito da altri enti di formazione italiani ed europei, contribuendo attivamente allo sviluppo sostenibile del sistema scolastico. “L’integrazione di questi standard di misurazione – conclude la prof.ssa Anna Maria Ferrari di Unimore – potrebbe avere anche ricadute economiche concrete: gli atenei che si dimostreranno effettivamente virtuosi in termini di sostenibilità, grazie a queste certificazioni, potrebbero vedere aumentato il proprio Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) da parte del Ministero dell’Università e della Ricerca – MUR, con conseguenti ricadute positive per personale e studenti”.