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Centoventiquattro milioni di euro per combattere la povertà, l’esclusione sociale e il disagio abitativo in Emilia-Romagna, mettendo in campo risorse regionali, nazionali e comunitarie, con l’obiettivo di coordinare tutti gli interventi che possono contribuire alla prevenzione e al contrasto delle diverse forme e condizioni di povertà in tutto il territorio.

Questo l’obiettivo del “Piano regionale per il contrasto alle povertà 2025–2027”, un documento che fa seguito a quello del precedente triennio e recepisce le indicazioni del Piano nazionale povertà 2024-2026, integrando le misure nazionali con le specificità regionali, e che è stato illustrato oggi in Commissione assembleare dall’assessora regionale al Contrasto alle povertà, Elena Mazzoni.

Le misure principali previste dal Piano, che tra qualche settimana inizierà l’iter di approvazione in Assemblea legislativa regionale, prevedono, in attuazione delle disposizioni nazionali, interventi quali il rafforzamento dei servizi sociali, della presa in carico delle persone in povertà e l’accompagnamento all’iscrizione anagrafica per le persone senza dimora. Di particolare rilievo, inoltre, l’Housing First, cioè l’inserimento diretto in appartamenti di persone senza dimora con problemi di salute mentale o in situazione di disagio socio-abitativo cronico. Inoltre, anche il cosiddetto Pronto intervento sociale, cioè la garanzia che i Leps (Livelli essenziali delle prestazioni sociali) siano assicurati su tutto il territorio, riservando risorse vincolate a questo obiettivo. Tutto questo anche attraverso il lavoro di équipe con professionisti del mondo sanitario, sociale e del mondo del lavoro. Il piano regionale, infatti, intende promuovere un approccio alla povertà che consideri tutte le sue dimensioni, oltre a quella economica anche quella sociale, sanitaria, abitativa, lavorativa, educativa e relazionale.

La Regione assicura poi, con proprie risorse, il sostegno alle azioni di recupero alimentare e di prevenzione dello spreco, la prevenzione e gestione delle crisi da sovraindebitamento, la garanzia di microcredito sociale regionale, il sostegno alla mobilità per le persone fragili e la promozione delle Comunità energetiche rinnovabili (Cers) a forte valenza sociale.

“Il valore di questo Piano- afferma il presidente della Regione, Michele de Pascale- sta nella capacità di affrontare la povertà in tutte le sue dimensioni: economica, abitativa, educativa, sanitaria e relazionale. Non basta intervenire sui sintomi, serve una visione che metta in rete politiche diverse e competenze complementari. L’approccio multidisciplinare che adottiamo tiene insieme il lavoro di più assessorati e territori, con l’obiettivo di restituire dignità, autonomia e opportunità concrete a chi oggi vive una condizione di fragilità. È così che vogliamo costruire un modello di integrazione reale, che non si limiti all’assistenza ma apra strade di inclusione duratura”.

“Con questo Piano confermiamo le azioni per contrastare le diverse forme di povertà, utilizzando al meglio le risorse finanziarie di ogni livello, comunitario nazionale regionale, assicurando una costante collaborazione tra diversi assessorati della Regione- dichiara l’assessora Mazzoni -. Nessuno deve essere escluso o rimanere ai margini della società e, proprio per questo, è essenziale creare le condizioni che aiutino le famiglie a uscire da condizioni di fragilità. Riteniamo fondamentale l’integrazione tra servizi pubblici e la collaborazione con il Terzo Settore, oltre alla scelta di assicurare interventi su fronti che spesso rischiano di rimanere sottotraccia, quali il sovraindebitamento e la povertà alimentare”.

Le risorse

Dal punto di vista dei finanziamenti, il Piano si basa su una programmazione con risorse dedicate dal Fondo nazionale povertà (Fnp), che assicura 62,5 milioni di euro per i servizi territoriali, oltre a una quota di 5,2 milioni riservati espressamente alla povertà estrema. A questi si aggiungono 36,5 milioni di euro dal Pnrr e 7,9 milioni dal Fondo sociale europeo (Fse) per interventi di integrazione in favore di persone in condizione di svantaggio, a cui si aggiungono 12,3 milioni per il rafforzamento del Servizio sociale professionale, dedicati all’assunzione di assistenti sociali. In questo caso l’obiettivo nazionale è di almeno un assistente sociale ogni 5mila abitanti, livello che la Regione Emilia-Romagna ha raggiunto da tempo, assicurando già oggi un rapporto di 1 assistente sociale ogni 3.362 abitanti, un livello virtuoso sul quale intende continuare a investire con ulteriori assunzioni.

Il Piano si inserisce in un contesto regionale in cui, attraverso la misura nazionale dell’assegno di inclusione, vengono raggiunte quasi 17mila famiglie, un dato in calo rispetto ai 39.176 nuclei familiari che percepivano il Redito di cittadinanza, misura poi appunto sostituita dall’Assegno di inclusione.

Il piano sarà costantemente monitorato, principalmente attraverso due modalità: da un lato il Tavolo regionale permanente sulla povertà per il confronto e la programmazione strategica; dall’altro, grazie al progetto Amartya, uno studio sui profili di fragilità e povertà in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia.

Il contesto regionale

Le forme di povertà su cui si concentra il Piano riguardano tipologie di famiglie con caratteristiche diverse. Sulla base dei dati 2023, 139mila famiglie che vivono sul territorio regionale, pari al 6,8% del totale, sono in condizioni di povertà relativa, una condizione che viene valutata sulla base delle risorse disponibili mensilmente da parte delle famiglie in raffronto a una soglia convenzionale di spesa per i consumi.

La povertà assoluta, che viene calcolata sulla base di una soglia per la quale le famiglie non sono in grado di acquistare un paniere di beni e servizi essenziali, colpisce soprattutto famiglie numerose, con minori e di cittadinanza straniera.

La povertà alimentare, invece, fa riferimento ai nuclei familiari in cui si concentra una crescente richiesta di aiuti alimentari e che, per l’Emilia-Romagna, riguarda soprattutto le periferie urbane e i piccoli comuni.

La povertà estrema, infine, riguarda oltre 8mila persone in Emilia-Romagna che vivono in condizione di grave marginalità, spesso senza dimora, in strutture di accoglienza o a rischio di perdita dell’alloggio.