Oltre mille persone, tra docenti, educatori, studenti e genitori, hanno partecipato a “Modena fa scuola”, la rassegna diffusa promossa dall’assessorato alle Politiche educative e Rapporti con l’Università del Comune di Modena, che dal 23 al 25 ottobre ha portato in città e nelle scuole confronti ed esperienze incentrate sulle sfide educative del presente.
I numeri delle presenze per questa terza edizione, titolata “Il coraggio delle emozioni. Imparare l’intelligenza emotiva a scuola, in famiglia e in città”, che si allargano a circa duemila se si tiene conto anche dei laboratori e dello spettacolo al Teatro Michelangelo, attestano sempre più l’evento come spazio di dialogo condiviso su temi educativi e come laboratorio di idee e orientamenti per il futuro della scuola. Per l’assessora Federica Venturelli, “l’evento è ormai diventato un punto di riferimento sui temi dell’educazione, non solo a livello locale ma anche nazionale. Lo facciamo qui, a Modena, città del tempo pieno e dei primi asili nido, dove l’educazione rappresenta un elemento costitutivo dell’identità cittadina, peraltro studiato anche all’estero. Ciò implica la responsabilità di avere cura di questa tradizione, innovando costantemente il nostro modello educativo”.
Le tre giornate della rassegna hanno proposto plenarie, workshop e laboratori dedicati all’intelligenza emotiva come strumento per costruire relazioni consapevoli, inclusive e solidali. L’iniziativa ha coinvolto studiosi e protagonisti del panorama educativo e culturale, tra cui Umberto Galimberti, Matteo Saudino, Francesca Cavallo e Cristina Petit, insieme a pedagogisti, dirigenti scolastici e operatori del settore.
Circa 800 gli iscritti alle plenarie di giovedì 23 e sabato 25 ottobre, oltre 200 le iscrizioni per i cinque workshop tematici – Educare all’empatia, Emozione e affettività, Giocare con le emozioni, Resistenza in gioco e Coltivare la meraviglia.
L’assessora Venturelli ha sottolineato come la scelta del tema risponda a un’esigenza attuale: “In un mondo che ci chiede di essere sempre più performanti, abbiamo voluto fermarci e approfondire il tema delle emozioni, poiché, per esempio, spesso si confonde la forza con la prepotenza, mentre la vera forza sta nella capacità di empatizzare, mettersi nei panni degli altri, solidarizzare. Parlare di emozioni significa riconoscere la fragilità come parte viva del percorso umano, come diritto, e non come segno di debolezza”.
La rassegna ha così dato voce a un bisogno diffuso: quello di un’educazione capace di accogliere le emozioni come risorsa e non come ostacolo, promuovendo strumenti concreti per insegnare a riconoscerle e gestirle, a scuola come nella vita quotidiana.
“Abbiamo voluto dedicare questa edizione a Sergio Neri, nel venticinquesimo anniversario della sua scomparsa – ha ricordato Venturelli – perché anche dal suo insegnamento discende la nostra storia educativa, da sempre caratterizzata da uno sguardo aperto e curioso. I numeri del sistema modenese lo dimostrano: 87 per cento di scuole a tempo pieno e una copertura dei nidi che, nel circuito pubblico, raggiunge il 45 per cento e sale al 59 per cento includendo anche il privato. Dati che raccontano una direzione chiara, quella di una città che investe nell’educazione come bene comune”.
Durante le tre giornate, l’intelligenza emotiva è stata declinata attraverso esperienze pratiche e riflessioni collettive: dai laboratori per i più piccoli, che hanno esplorato il legame tra emozione e creatività, ai momenti dedicati alla formazione degli insegnanti, fino alle testimonianze di studenti e studentesse sulle loro esperienze quotidiane di relazione, ascolto e crescita.
“Abbiamo scelto di mettere al centro i giovani e la salute mentale – ha concluso l’assessora – perché troppo spesso le nuove generazioni vengono descritte con un’accezione negativa. Noi abbiamo voluto offrire una narrazione diversa, che parli di futuro e di speranza. Siamo convinti che i ragazzi e le ragazze abbiano molto da insegnare a noi adulti, anche nel modo di vivere e comunicare le emozioni”.




