
Un gruppo di ricercatori del Dipartimento CHIMOMO dell’Università di Modena e Reggio Emilia, diretto dalla prof.ssa Caterina Longo, ha identificato un nuovo meccanismo che regola la salute della pelle e la progressione del carcinoma squamoso cutaneo, il secondo tipo di tumore della cute non-melanoma per frequenza.
Lo studio, sostenuto da AIRC – Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, ha visto la collaborazione di Unimore con altri enti quali: l’Università di Padova, l’Università de L’Aquila e l’Istituto Nazionale di Dermatologia – IFO, e internazionali, come l’Università di Edimburgo e il National Institutes of Health.
Questo tipo di carcinoma rappresenta una minaccia crescente per la salute pubblica, con un’incidenza in costante aumento a livello mondiale: pur originando spesso da lesioni cutanee apparentemente innocue, può evolvere in forme aggressive e metastatizzanti, soprattutto nei pazienti immunodepressi o con esposizione cronica ai raggi ultravioletti. Comprendere i meccanismi che ne controllano l’insorgenza e la progressione è quindi essenziale per sviluppare nuove strategie di prevenzione e terapia mirata.
Lo studio, guidato dalla dott.ssa Elisabetta Palazzo, Principal Investigator del progetto “My First AIRC Grant”, dal titolo “Neurotrophin network as a novel target for the treatment of squamous cell carcinoma”, ha rivelato il ruolo fondamentale del recettore CD271 nel controllo della differenziazione cellulare, dell’infiammazione cutanea e della trasformazione tumorale.
All’interno di questo progetto vi è la stretta collaborazione, che unisce competenze di biologia molecolare, patologica e clinica dermatologica, del gruppo del DermoLAB, laboratorio di ricerca dermatologica dell’Ateneo diretto dalla prof.ssa Alessandra Marconi e dell’Unità di Anatomia Patologica, nella figura del prof. Luca Reggiani Bonetti.
“Con questo progetto – spiega la dott.ssa Elisabetta Palazzo di Unimore – abbiamo cercato di comprendere come la rete delle neurotrofine, di cui CD271 è un recettore chiave, regoli la trasformazione e la progressione del carcinoma squamoso cutaneo. Identificare i segnali che controllano questi processi ci permette di individuare nuovi bersagli terapeutici per contrastare lo sviluppo delle forme più aggressive di tumore. Grazie al progetto AIRC, abbiamo potuto sviluppare nuovi modelli sperimentali sia in vivo che in vitro che ci permettono di valutare ancora più da vicino i meccanismi molecolari della patologia”.
I risultati della ricerca sono stati recentemente pubblicati sulla rivista internazionale Cell Death & Disease, del gruppo editoriale Nature Publishing Group. Il lavoro “CD271 orchestrates skin structure, differentiation, and inflammation via PI3K/Akt and PKCα/ERK pathways” ha dimostrato come il CD271 agisca come un vero e proprio “direttore d’orchestra” nella pelle, coordinando la comunicazione tra le cellule epidermiche attraverso due vie di segnalazione fondamentali: PI3K/Akt e PKCα/ERK.
Queste scoperte proseguono quanto emerso nel precedente studio, pubblicato su Journal of Experimental & Clinical Cancer Research, rivista internazionale di riferimento per l’oncologia traslazionale, che raccoglie ricerche su nuovi bersagli terapeutici e strategie innovative per la cura dei tumori, intitolato “CD271 activation prevents low to high-risk progression of cutaneous squamous cell carcinoma and improves therapy outcomes”. Gli stessi autori hanno mostrato che l’attivazione del recettore CD271 è in grado di bloccare la progressione del carcinoma squamoso cutaneo da forme a basso rischio verso stadi più aggressivi, migliorando anche la risposta ai trattamenti.
“Capire come CD271 modula i processi di infiammazione e differenziazione – sottolinea la dott.ssa Marika Quadri, prima autrice di entrambi gli studi – ci offre una chiave per intervenire precocemente nei meccanismi che portano alla formazione e all’evoluzione dei tumori cutanei.”
“Dal punto di vista anatomo-patologico – aggiunge il prof. Luca Reggiani Bonetti – l’identificazione di questi marcatori molecolari ci aiuta a classificare con maggiore precisione i carcinomi cutanei e a prevederne il comportamento clinico.”
“Questi risultati – conclude la prof. Alessandra Marconi, responsabile del DermoLAB – testimoniano il valore della ricerca traslazionale in Unimore, dove il dialogo tra laboratorio e clinica è la chiave per trasformare la conoscenza di base in nuove opportunità terapeutiche. Il sostegno di AIRC è stato determinante per creare un ambiente in cui i giovani ricercatori possano crescere e contribuire in prima persona all’innovazione scientifica.”
La scoperta del ruolo centrale di CD271 apre la strada a strategie terapeutiche innovative, con l’obiettivo di prevenire o rallentare la progressione del carcinoma squamoso cutaneo e migliorare l’efficacia dei trattamenti esistenti. Con questo importante traguardo, il gruppo Unimore conferma il proprio contributo di eccellenza nel campo della ricerca biomedica, dimostrando come il sostegno alla ricerca indipendente dei giovani scienziati rappresenti un investimento concreto nel futuro della medicina di precisione.




