Ha preso il via il 25 novembre scorso la sperimentazione del vaccino anti-Aids messo a punto in Italia, dal gruppo dell’Istituto Superiore di Sanità guidato da Barbara Ensoli. L’inoculazione del vaccino nei primi volontari, oggi nell’università di Roma La Sapienza, segna la prima tappa di un
lungo percorso, che ha davanti a sè ancora molti anni di lavoro.


Il primo passo è stato, in novembre, l’arruolamento di 88 volontari, dei quali 32 sani non a rischio per i test sulla protezione di tipo preventivo e 56 volontari infettati non in terapia per i test sulla protezione di tipo terapeutico. Era partita così la fase 1 della sperimentazione, che punta a
verificare la sicurezza di un ristretto numero di volontari e che, secondo le previsioni degli esperti, richiederà circa un anno. Più estese saranno le fasi successive, la 2 (su centinaia di pazienti) e la 3 (su migliaia di pazienti), dalle quali arriveranno le risposte definitive sull’efficacia e che dureranno complessivamente 5 anni. Solo in quel momento si
uscirà dalla fase della ricerca e il vaccino diventerà
disponibile.

La fase 1 sarà condotta esclusivamente in Italia, nei due centri romani del Policlinico Umberto I e dello Spallanzani e a Milano, presso il San Raffaele. Per le fasi successive i test potrebbero avvenire anche nei Paesi in via di sviluppo e al momento i Paesi candidati sono Sudafrica, Uganda e Zwaziland.

Il vaccino italiano, la cui sperimentazione prevede sia l’uso a scopo terapeutico (su persone già colpite dal virus HIV) sia quello a scopo preventivo (su persone sane), si basa sulla proteina TAT, interna al virus e considerata il motore che il virus HIV usa per moltiplicarsi e infettare le cellule. Molti
altri vaccini in corso di sperimentazione utilizzano invece le proteine di superficie del virus.