“E’ bello per noi, per il team. Ma è bello soprattutto per me, dopo tante sofferenze”. I sei motori rotti in sei gare sono sempre lì, ma Kimi Raikkonen rivede la luce. E’ suo il miglior tempo del venerdì tedesco: l’1’29″355 migliora di oltre due secondi la pole (1’31″523) ottenuta un anno fa al Gp d’Europa, quando poi il suo ritiro (ancora il motore) dopo 16 giri in testa spalancò la porta a una doppietta Williams e al podio di Rubens Barrichello.

Non sembra un bluff, quello anglo-tedesco. Il progresso in qualifica a Monaco sembra promettere qualcosa per una scuderia che ha sciupato tre anni e che deve attendere ancora per avere la nuova macchina. Raikkonen è contento, ma è anche realista: “Dobbiamo lavorare e sperare in una svolta – spiega – non dobbiamo piangere sul latte versato, anche se il mondiale è ormai andato. Sappiamo di avere delle prospettive.
Ma non è cambiato nulla nella macchina. La sola differenza è che qui, al Nurburgring, va meglio. Spero che in qualifica e in gara la tendenza continui”. Ma la sua è una speranza, nulla di più, perché poi dice: “La macchina va bene, ma in generale non è abbastanza veloce. E’ chiaro”. Insomma, è presto per parlare del ritorno delle ‘frecce d’argentò. Che non sono le sole a soffrire. La Bmw Williams che ha appena affidato la direzione tecnica a Sam Michael, per alleggerire, ufficialmente, le fatiche di Patrick Head in quello che comunque è un ribaltone, ha perso Juan Pablo Montoya che ha garantito il passaggio il prossimo anno alla McLaren. E si sta liberando di Ralf Schumacher, che in Malesia ha cominciato un discorso con la Toyota che potrebbe preludere a un cambio di casacca. Il team di eventuale approdo, per altro, fa sapere che non c’é nulla da annunciare e che eventuali decisioni saranno prese nella seconda metà della stagione.

In Bmw si parla di un clamoroso ritorno di Jacques Villeneuve, forse a fianco di Mark Webber. Le voci su Mika Hakkinen sono state definite pazzesche dallo stesso interessato. Ma un fatto è certo: parlare di nomi vecchi, di gente che ha già dato, sembra una sconfitta della nuova generazione, di quella che, si dice, fa un campionato a parte rispetto a quello che Michael Schumacher fa con se stesso. Gente come Jarno Trulli, che ha reagito alla grande a un periodo di calo (e che è l’unico ad aver vinto oltre a Schumi, quest’anno), come Fernando Alonso, che era la promessa dell’anno scorso e ora subisce il ritorno del pescarese, come lo stesso Raikkonen che l’anno scorso fu in lotta per il titolo fino all’ultima gara nonostante una sola vittoria, o come lo stesso Giancarlo Fisichella, oggi appiedato dal motore, non sembrano ancora aver convinto un mondo che è fatto molto di qualità, ma soprattutto di immagine. Il panorama dei rivali di Schumi e Rubinho, insomma, sembra offrire meno, a livello di ‘appeal’, di un Villeneuve decaduto e addirittura cacciato o di un Hakkinen che aveva già avuto e dato tutto. Il colpo grosso è di Montoya, uno che ha avito appena tre gran premi e che va ad una scommessa rischiosa.

Dietro c’é la sempre più sorprendente Bar Honda. Il collaudatore Anthony Davidson è il secondo del test, con 1’29″447, ma si dice che David Richard, che lo ha a contratto, lo faccia girare più scarico per metterlo in mostra. Terzo è Jenson Button, la rivelazione dell’anno che con i suoi 32 punti é avversario di riguardo del campione del mondo: “Ma la Ferrari – dice – è sempre la più pericolosa. Guardando i tempi delle due sessioni, si vede che in generale sono i più forti. Le condizioni del tempo potrebbero aiutarmi. E su questa pista é anche possibile sorpassare”.