Gli obiettivi che l’Amministrazione comunale, nel 2000, con il Progetto Braida, si era posta erano riconducibili, in gran parte, all’ambito sociale, quello relativo all’aggregazione e alla riqualificazione dei rapporti sociali.
Facendo tesoro delle esperienze fino ad ora condotte, proseguendole, il progetto da oggi affianca a quanto realizzato una strategia nuova, che intende risolvere una situazione di forte criticità: mi riferisco alla condizione del condominio di Via S. Pietro 6.


Con decisione, ma evitando colpi teatrali, che rischiano di avere il respiro corto. Solo in questo modo potremo dare soluzione a questo problema, e al contempo evitare che si ripetano situazioni simili altrove, in altri luoghi della città. Tenendo fede all’impegno che mi ero assunto già da giugno, mi faccio carico io personalmente della responsabilità di questa strategia, di questo progetto.



E’ una situazione complessa, e per affrontarla in modo responsabile dobbiamo partire proprio dalla diagnosi, dall’analisi di questa complessità, per trovare la cura e superarla. Aggredirla in modo deciso, come stiamo facendo con le Forze dell’Ordine, punendo le situazioni di illegalità, chiudendo gli appartamenti, senza dimenticare che realtà come Via San Pietro richiedono interventi di tipo sociale, edilizio, urbanistico, oltre che interventi di tutela dell’ordine pubblico e di repressione dei reati.


Il Comune non può affrontare da solo l’emergenza Braida: la soluzione può essere raggiunta solo attraverso la costruzione di collaborazioni e reti di sostegno sovracomunali. Questa è la strada che il Comune ha iniziato a percorrere: rivolgendosi alla Regione Emilia Romagna, alla Provincia di Modena, alle Fondazioni bancarie, attivando tutti i servizi comunali che hanno competenza nel campo della sicurezza, dell’urbanistica, dell’edilizia e del sociale.


E’ stato creato un gruppo di lavoro intersettoriale al quale ho affidato il compito di censire le varie situazioni esistenti attraverso strumenti di intervista e colloquio. Il gruppo si sta impegnando nell’individuazione di modalità e strumenti di reperimento di partner e risorse per sostenere il progetto, che prevede l’acquisizione dell’immobile, la soluzione del problema legato al reperimento degli alloggi per le famiglie che oggi abitano nel condominio, anche con un’opera di mediazione nella ricerca sul libero mercato, la successiva attività di controllo ed accompagnamento attraverso l’attivazione di un progetto di housing sociale.



Infine, obiettivo del gruppo di lavoro è la definizione di strumenti per la successiva riqualificazione dell’area, in base alle indicazioni dettate dalla Giunta. Riqualificazione da perseguire, eventualmente, attraverso l’abbattimento dell’immobile.


Dobbiamo esser molto chiari: l’edificio di Via San Pietro è una struttura senza alcun valore immobiliare. Anzi, la sua presenza rischia di danneggiare anche gli immobili presenti nel quartiere. I danni dovuti all’incuria, ormai decennale, hanno reso la struttura – già di per sé obsoleta e irrazionale, nella dislocazione dei locali – assolutamente non utilizzabile in alcuna prospettiva futura.


Nessun intervento edilizio è possibile su uno stabile come quello: solo il Comune può intervenire, perché solo il Comune ha tra le proprie finalità la tutela della sicurezza, del benessere, della qualità della vita dei propri cittadini. Solo il Comune, è corretto aggiungere, così come gli enti locali, in primis la Regione e la Provincia.”