Dopo le prime decisioni di molti Comuni, sembra chiaro che nel 2007 i benefici delle nuove aliquote fiscali saranno “compensati” negativamente dall’aumento delle addizionali Irpef. È la conclusione di un’indagine della Uil sull’effetto della crescita delle addizionali di Comuni e Regioni sul reddito di lavoratori e pensionati. Una ricerca secondo cui l’aumento medio delle addizionali dei comuni sarà di 28 euro, con un +33% rispetto al 2006.


Con la nuova Finanziaria, spiega la Uil, sono stati ridotti i trasferimenti agli enti locali ed è stata data la facoltà di aumentare le aliquote dell’addizionale comunale Irpef, senza il vincolo dello 0,2% annuo, fino allo 0,8% (rispetto al precedente tetto dello 0,5%). Sono stati così analizzate le decisioni di giunta e gli annunci di 60 comuni capoluogo di Provincia (il 57%). Di questi, 22 (il 36,7%) hanno aumentato l’aliquota, compresi due (Aosta e Rimini) che l’hanno introdotta per la prima volta. Una tendenza, evidenzia il sindacato, confermata anche dai primi dati pubblicati dal ministero dell’Economia, secondo cui in 53 comuni su 258 (il 21%) ci sarà, per il 2007, un aumento dell’addizionale.



L’aliquota media, nei comuni esaminati dalla Uil, sarà dello 0,41%, contro lo 0,3% dello scorso anno. Gli aumenti più consistenti sono a Trieste e Siena, dove l’aliquota sarà dello 0,8% (contro lo 0,2% del 2006). A Ravenna l’aumento è dello 0,4% (0,6% l’aliquota). Aumenta dello 0,3% invece ad Aosta e Rimini, Arezzo (0,5% quest’anno), Bologna (0,7%), Ferrara (0,5%), Matera (0,6%), Modena (0,5%), Roma (0,5%). Cresce poi dello 0,2% a Cesena (0,4%), Ancona (0,7%), Salerno (0,6%), Padova (0,6%), Palermo (0,4%) e Parma (0,4%). Più contenuto (+0,09%) l’aumento di Forlì (0,49% l’aliquota 2007).



I contribuenti del campione sono 9,2 milioni (il 23% del totale), e di questi 7,7 milioni pagano questo “balzello”, mentre 4,1 milioni sono i contribuenti che pagheranno di più. Sono 127mila, inoltre, quelli che pagheranno per la prima volta la maggiorazione Irpef. Sulle cinque classi di reddito per l’imponibile fiscale, spiega la Uil, l’aumento medio sarà del 33%. E cresce in particolare di 164 euro a Trieste e Siena; di 109 euro a Ravenna; 83 euro a Pescara; 82 euro ad Aosta, Arezzo, Bologna, Matera, Modena, Rimini, Roma; 55 euro a Palermo, Ancona, Parma; 54 euro a Macerata e Salerno; 24 euro a Forlì.



A queste cifre, bisogna poi aggiungere gli incrementi delle addizionali regionali Irpef. Per il campione considerato dalla Uil, nel 2007 ci sarà un aumento medio di 137 euro per i contribuenti di Molise e Sicilia e di 126 euro e per i contribuenti emiliani. In Abruzzo, Lazio e Campania inoltre, nel 2006 i cittadini hanno “subito” un aumento automatico delle aliquote allo 0,5%, per lo sforamento del deficit sanitario, con un aumento medio di 137 euro all’anno. Bisogna poi considerare che nel 2007, per le Regioni e i comuni, il gettito totale incassato da questa imposta sarà maggiore del 10% (“secondo le nostre stime”), grazie alle norme della Finanziaria che aumentano la base imponibile. Sono poi possibili aumenti della tassa/tariffa per lo smaltimento dei rifiuti: gli incrementi, per la Uil, potrebbero variare dall’1,9% al 30%.




È sempre più necessario, ha affermato il segretario confederale della Uil Guglielmo Loy, rafforzare una politica di partecipazione delle comunità locali alle scelte delle amministrazioni. “Quando si incide direttamente sul reddito delle persone, non ci sono scorciatoie: bisogna parlare, comunicare, confrontarsi con i diretti interessati, a partire da quelli che più contribuiscono ai bilanci delle istituzioni”.
Spesso invece, sottolinea il sindacalista, le giunte comunali decidono le manovre tributarie e tariffarie senza ascoltare e confrontare le opzioni, anche se ci sono casi “di buone prassi concertative” (tra questi Firenze, Torino, Verona, Reggio Emilia, Mantova).



Bisogna far “percepire” agli enti locali, afferma il sindacato, la rilevanza economica e sociale del disagio causato dalla perdita di potere d’acquisto di salari e pensioni. Questo non riguarda in maniera indistinta i redditi bassi e medi, ma interessa soprattutto i redditi fissi. Per questo le “manovre finanziarie” dei Comuni, secondo Loy, “devono partire da questo dato di fatto” e devono distinguere il reddito da lavoro dipendente e da pensione dagli altri, esentando alcune categorie di reddito.



La Uil propone quindi l’introduzione, consentita dalla Finanziaria, di soglie di esenzione “in presenza di specifici requisiti reddituali”, modulando l’addizionale in base al reddito e/o anche per tipologia di reddito. Questa proposta si può concretizzare, sostiene il sindacato, con una deduzione rivolta solo ai lavoratori dipendenti e ai pensionati (“No-tax area”), prevedendo deduzioni dalla base imponibile per questi redditi di 8.000 euro. Con la Finanziaria, inoltre, è possibile prevedere, per questa imposta, soglie di esenzione sul reddito derivante dalla dichiarazione Isee (Indicatore socio economico equivalente). Uno strumento meno “impreciso” nel valutare la ricchezza, usato nella stragrande maggioranza dei comuni per l’accesso ai servizi alla persona come asili nido, mense scolastiche, assistenza agli anziani.



In base alla Manovra 2007, aggiunge la Uil, sarebbe poi “corretto e opportuno” introdurre, anche per l’addizionale comunale Irpef, la progressività per scaglioni di reddito. Questo strumento potrebbe portare, almeno parzialmente, una “quota” di equità, come succede in alcune Regioni per l’addizionale regionale. La scelta della Finanziaria di operare più sulla rimodulazione delle aliquote e le detrazioni, che sulla riduzione del cuneo fiscale anche per i lavoratori dipendenti, “non ha prodotto i risultati attesi per i redditi da lavoro dipendente. Ora – conclude la Uil – si deve e si può evitare un nuovo errore”.