Un elenco di quasi 2 mila nomi indica, una per una, le persone che in poco meno di 40 anni, dal 1969 al 2007, hanno fatto parte dei Consigli di quartiere e di circoscrizione. Testimoni di una cultura della partecipazione e del decentramento che, in molti casi, ha dato vita a veri e propri “laboratori” di formazione della classe dirigente modenese.


L’elenco è in appendice al volume “Dai quartieri alle circoscrizioni: il decentramento amministrativo a Modena dal XIII al XXI secolo”, 226 pagine che, a cura del direttore dell’Archivio storico comunale Aldo Borsari, ospitano i saggi di Franca Baldelli e Cesare Malagoli con le premesse del sindaco di Modena Giorgio Pighi, del Presidente del Consiglio comunale Ennio Cottafavi, dell’assessore al Decentramento Simona Arletti e del presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena Andrea Landi.

Il volume sarà presentato domani, sabato 10 novembre, alle 9.30 nell’auditorium della Fondazione Marco Biagi, in viale Storchi 2, alla presenza del curatore e degli autori, di Ennio Cottafavi, Andrea Landi e di Marco Cattini, storico dell’economia alla Bocconi di Milano. Al termine, seguirà una tavola rotonda sul tema “Democrazia e circoscrizioni: un percorso con futuro?”, alla quale parteciperanno i sindaci di Modena e Brescia, il senatore Giuliano Barbolini, il direttore del Forum della pubblica amministrazione Carlo Mochi Sismondi, Marco Cattini e Simona Arletti.

Dalla documentazione conservata nell’Archivio storico del Comune di Modena è possibile ricavare lo spaccato della complessa società comunale nata nel Medio Evo. In particolare, gli Statuti cittadini del 1327 testimoniano la risposta dell’amministrazione ai cambiamenti avvenuti nel corso del XIII secolo per fare fronte alla crescita demografica ed economica della città e del suo territorio.
L’espansione dell’abitato, costretto entro una sicura cerchia di mura, si sviluppò secondo un piano che portò alla formazione di isolati stretti e lunghi delineati da vie comprese tra i canali e si sviluppò soprattutto verso sud-est. All’interno delle mura, la città era divisa in quattro quartieri che prendevano il nome dalle quattro porte principali di accesso alla città, le quali – a loro volta – prendevano il nome dai borghi immediatamente a ridosso delle mura per indicare la prima località “importante” che si poteva incontrare lungo la via. Le porte erano infatti denominate Cittanova, Baggiovara, San Pietro poi Saliceto e Albareto.
Ogni quartiere era diviso in cinquantine, che avevano funzioni ben precise e di grande importanza per la “cosa pubblica”: radunavano uomini a difesa della città al suono della campana e organizzavano una milizia urbana ed extra urbana. I “capitani” erano comandati per la polizia e la pubblica sicurezza, dovevano arrestare i malfattori, punire i ladri, sovrintendere agli alloggi delle truppe di passaggio, riscuotere gli estimi.
Nel 1605, essendo ormai incerti i confini, il numero delle cinquantine venne ridotto, mentre nel 1700 la riduzione delle parrocchie voluta prima dal duca e poi da Napoleone resero necessaria un’ulteriore revisione.
Nel 1800 la suddivisione del territorio subì grandi cambiamenti resi necessari dall’affermarsi di nuove strutture politico amministrative.
Napoleone, tuttavia, andò oltre la settecentesca pianificazione e con la legge del 14 luglio 1802 dispose una nuova configurazione del territorio.
Qualche anno più tardi, all’arrivo della corte Austro-estense, il territorio subì nuovamente delle trasformazioni che non rinnegarono, comunque, la suddivisione della città e l’ausilio della rappresentanza, negli affari quotidiani, delle diverse Ville del distretto, dei Borghi e delle cinquantine.
E’ nei primi anni Sessanta del ‘900 che si prevede una nuova ripartizione del territorio comunale in quartieri, inizio di un lungo braccio di ferro con la Prefettura modenese che sarebbe terminato solo nel 1976. Rubes Triva, allora assessore, propose 16 quartieri, un numero che negli anni successivi è stato più volte modificato e adattato alle nuove esigenze. Dopo le elezioni amministrative del novembre 1964, Rubens Triva, divenuto sindaco, affida a Lina Casarini l’incarico di assessore agli affari dell’Economato e del decentramento, un ambito di azione prima mai assegnato in Giunta.
Nascono i consigli di quartiere, composti da 21 membri nominati dal Consiglio comunale, 11 rappresentanti per la maggioranza e 10 per la minoranza. Ma nel giro di un decennio le cose sono destinate a cambiare: la legge sul decentramento e la partecipazione dei cittadini all’amministrazione del Comune, datata 8 aprile 1976, porta a suddividere il territorio modenese in 7 circoscrizioni, accorpate e ridotte a quattro alla metà degli anni Novanta, ultimo capitolo di una storia lunga molti secoli.