L’Emilia-Romagna è in testa nella classifica, rilevata dal sesto rapporto Cnel, delle aree a maggiore integrazione socio-occupazionale degli immigrati. Fra gli indici valutati, occupazione, dispersione scolastica, devianza, ricongiungimenti familiari.

L’Emilia-Romagna registra il primato, superando Trentino Alto Adige (ora quinto) e Veneto (settimo), che riguarda anche la capacità di attirare e trattenere quanta più popolazione immigrata presente a livello nazionale.

In particolare, all’interno di una graduatoria delle province italiane in cui primeggia Trieste (provincia, quindi, a più alto potenziale assoluto di integrazione in Italia, che traina il ben piazzato Friuli Venezia Giulia) sono nell’ordine le province di Reggio Emilia (20), Piacenza (70) e Parma (80) in fascia massima, a cui seguono immediatamente Modena (120) e Forlì-Cesena (140) in fascia alta, a spingere maggiormente il dato emiliano-romagnolo al vertice della graduatoria per regioni: si tratta di ben 5 delle 9 province di questa regione a collocarsi tra le prime 14 in tutta Italia. A queste seguono, più distanziate, Bologna (370), sempre in fascia alta, quindi Ravenna (480), Ferrara (660) e Rimini (710) in fascia media.

Corsivo del presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, sul tema dell’integrazione degli immigrati
“Trovo che sia molto positivo il dato, reso oggi noto dal Cnel, che consegna all’Emilia-Romagna il primato nella classifica delle aree con maggiore integrazione sociale e lavorativa degli immigrati. Un riconoscimento autorevole che significa tanto per chi, come noi, crede che le politiche di integrazione siano indispensabili per l’equilibrio
dell’intera comunità, per la prevenzione di fenomeni di devianza, per l’individuazione e isolamento di chi non rispetti le regole.
Perché deve essere fatta una forte distinzione tra chi viene nel nostro Paese per lavorare, paga le tasse contribuendo allo sviluppo e anche alla
ricchezza del nostro tessuto sociale, e chi invece rifiuta e viola le leggi. Non a caso, la stessa Unione europea ha posto l’integrazione degli
immigrati tra le grandi priorità dei prossimi dieci anni, insieme al contrasto degli irregolari.
E se in Emilia-Romagna abbiamo raggiunto dei risultati così significativi, con punti di eccellenza nelle province di Reggio Emilia e Piacenza e Parma, il merito non è soltanto delle istituzioni locali, ma anche del lavoro di rete, svolto con le parti sociali e il terzo settore.
Certo, ancora lunga è la strada da percorrere, specie a fronte di un fenomeno in costante evoluzione e in relazione a standard qualitativi che nella nostra regione sono più elevati che in altre zone d’Italia. Ma i buoni livelli raggiunti ci confermano che ora dobbiamo continuare a
lavorare sul tema del pieno riconoscimento dei diritti dei cittadini immigrati, ponendo particolare attenzione a categorie quali le donne che hanno cura dei nostri anziani ed a quei quarantamila bambini, figli di stranieri ma nati in Emilia-Romagna, che rappresentano una parte
importante del futuro di tutti”.