L’associazione Europa dei Diritti, presieduta da Tiziano Motti, condivide la preoccupazione della Coldiretti in merito agli alimenti che arrivano da animali clonati: “I consumatori devono sapere cosa finisce dentro al loro piatto”.


Il 22 febbraio del 1997 gli scienziati scozzesi del Roslin Institute annunciarono la nascita della pecora Dolly, il primo mammifero clonato. Da allora il dibattito sull’uso alimentare dei prodotti derivanti da animali clonati è stato molto acceso e i consumatori europei hanno sempre espresso la massima contrarietà all’ipotesi che questi prodotti potessero finire sulle loro tavole.
La Commissione Europa, su sollecitazione del Parlamento, ha recentemente ribadito la contrarietà all’uso alimentare di animali clonati o di prodotti derivati da questi animali. Non è così negli Stati Uniti dove invece la Food and drug administration ha mantenuto il divieto soltanto sugli animali clonati, ma non per la loro prole: così carne, uova e latte provenienti dai figli di animali clonati sono entrati nella catena alimentare.
Tiziano Motti, presidente dell’associazione Europa dei Diritti, condivide le preoccupazioni delle associazioni di categoria, tra cui la Coldiretti, che temono che questi prodotti possano essere introdotti in Europa in assenza dell’obbligo di etichettatura per gli alimenti prodotti con animali clonati. “Non entro nel dibattito sui rischi della clonazione a scopo alimentare, che deve essere lasciato agli esperti e agli scienziati. Ma è evidente che il consumatore ha diritto di sapere cosa mette nel piatto. Pertanto è necessario che le etichette di carne, latte e formaggi indichino chiaramente quando i prodotti provengono dalla prole di animali clonati. La Commissione Europea deve imporre il rispetto di questa basilare norma a tutela dei consumatori e deve rendere obbligatoria l’etichettatura sul cibo clonato”.