scuola_5Taglio di 391 insegnanti e di 160 unità di personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata), mancata apertura di 19 sezioni di scuola materna richieste nel territorio provinciale, 57 sezioni di scuola primaria a tempo pieno non autorizzate, formazione di classi numerose nella scuola secondaria (fino a 30-31 alunni) anche in presenza di più alunni con certificazione per handicap e con problemi di alfabetizzazione, accorpamento e soppressione di numerose classi di scuola superiore con conseguenti disagi per i ragazzi. Sono questi i principali dati “denunciati” dall’ordine del giorno urgente presentato ieri in aula dalla consigliera Paola Marani (Pd), firmato dai gruppi Pd, Prc-Pdci e Idv, e approvato con 22 voti a favore (Pd, Prc-Pdci e Idv) e 10 contrari (Pdl, Udc e Lega Nord).

Il documento evidenzia inoltre “la difficile situazione di centinaia di precari della scuola in provincia di Bologna, i cui contratti non saranno rinnovati in questo anno scolastico e verso i quali mancano adeguate iniziative di sostegno al reddito”. Il Consiglio esprime quindi una “forte preoccupazione per le difficoltà di tutta la scuola a garantire qualità e stabilità dei percorsi formativi e sostegno a tutti coloro che, fuori e dentro la scuola operano con iniziative per far fronte a questa difficile situazione” e chiede al Governo di rivedere gli organici assegnati alla scuola di Bologna e della regione “al fine di rimediare le gravi carenze segnalate, che si presentano ancora più pesanti negli anni futuri in virtù dell’applicazione del Piano programmatico 2009-2011 e degli indirizzi di riforma della scuola superiore per il prossimo anno scolastico”.

Il Consiglio condanna infine “forme di pressione, delazione edintimidazione, come i telefoni ‘spia’ e le denunce che avvelenano il clima politico distraendolo dal merito dei problemi della scuola del nostro territorio”. Il documento si chiude con una ferma condanna al “pesante attacco politico di cui è stata oggetto la consigliera comunale Daniela Turci: un attacco contro le libertà costituzionali di un cittadino, che non vengono meno quando si tratta di un funzionario dello Stato”.