La Presidenza della Cia di Reggio Emilia ha discusso del riordino degli Enti locali messo in moto dal Governo, con particolare riferimento alle province, che per il settore agricolo rappresentano un interlocutore importante. L’Organizzazione esprime quindi la propria adesione all’idea della “Provincia Emilia” ed alla raccolta di firme in corso.

Questa posizione nasce dalla considerazione che le quattro province che compongono l’Emilia occidentale (Piacenza, Parma, Reggio e Modena) presentano assai più caratteri di omogeneità che non di distinzione, sul piano sociale, culturale ed economico, ed una maggiore integrazione tra di esse potrebbe rappresentare un motivo di arricchimento su tutti questi piani.

La Cia ritiene che tutte le proposte che sono state avanzate sul riordino delle province emiliane, abbiano motivazioni valide, ritiene però che ci sia chiaramente una differenza tra di esse che emerge con grande evidenza: riproporre i Ducati dei secoli andati è una proposta fatta con lo sguardo al passato, la Provincia Emilia è invece una proiezione nel futuro, costruita su una dimensione che appare meglio rispondente al bisogno di razionalizzare le istituzioni e semplificare i livelli amministrativi. Obiettivamente, non aiuta in questo compito il provvedimento del Governo, che nato con l’intento di sopprimere un livello (quello delle Province) già in partenza con il difetto di non attuare un riordino complessivo dei diversi livelli amministrativi, alla fine ha partorito un taglio parziale che complica ancor più le cose.

Si capisce infatti che le Province sopravvissute si facciano forti di questo dato, ma nel confronto non va dimenticato che i criteri sui quali si è operato il taglio da parte del Governo non erano di merito, ma semplicemente si sono fissati dei parametri fisici, nei quali alcune Province sono rientrate, altre no, in qualche caso – come quello di Reggio Emilia – per pochissimo. Nell’affrontare il tema del riordino susseguente non ci può perciò essere chi è premiato e chi è punito, ma si deve cercare il risultato migliore possibile.

Dal punto di vista dell’agricoltura, la Provincia ha rappresentato in questi anni un punto di riferimento nella gestione delle politiche di settore. Ha agito per delega della Regione, ma è impensabile che il servizio torni alla Regione in qualche ex Provincia, per restare invece sul territorio nelle Province sopravvissute. E’ altrettanto impensabile che competenze così specialistiche come quelle relative al settore primario siano decentrate ai Comuni, con un rischio di polverizzazione e di dispersione di competenze che potrebbero penalizzare gli agricoltori in qualche realtà. In tema di razionalizzazione amministrativa inoltre, che si attui anche un accorpamento a livello di Comuni ci pare necessario, a maggior ragione a livello di servizi per le imprese.

Quindi – ritiene la Cia – se si vuole ottenere un risultato di razionalizzazione dei servizi senza allontanarli dai cittadini, nel caso specifico degli agricoltori occorre un livello di rapporto non sostanzialmente diverso da quello attuale, ma con una consistente semplificazione a livello burocratico, perché le aziende agricole hanno una quantità d’incombenze nei confronti della pubblica amministrazione che richiede un utilizzo di tempo (sottratto al lavoro) inaccettabile, e che rappresenta uno degli svantaggi competitivi nei confronti degli altri agricoltori europei. La Provincia Emilia, con le opportune articolazioni in uffici territoriali, potrebbe rappresentare una risposta significativa, perché potrebbe realizzare un’amministrazione omogenea in un’area agricola omogenea.

Infine, la Cia reggiana ritiene che non si possa trascurare in questo riordino delle Province, la rappresentatività ed il peso dei territori rispetto al complesso del territorio regionale: nel momento in cui appare certo che si realizzerà un’unica Provincia di Romagna, un’Emilia che resti divisa in quattro parti (nell’ipotesi di Parma/Piacenza, Reggio/Modena, Area metropolitana di Bologna, Ferrara) non sembra la soluzione migliore per far valere le istanze del nostro territorio in sede regionale.