monumento-san-cesarioA San Cesario sul Panaro il 13% del territorio sono cave. In tempi geologici il fiume Panaro ha portato a valle la ghiaia che qui però non è uno strato naturale del terreno, ma un grande affare, è l’oro grigio, in nome del quale le Amministrazioni svendono il loro territorio e lo espongono al pericolo dell’illegalità, perchè si sa, quello del cemento e degli inerti è uno dei settori preferiti dalla criminalità organizzata.

Quanto ci si guadagna a svendere un territorio, a distruggere un paesaggio? Siamo ricchi? No, non sono affari nostri, ma dei cavatori, un ristretto gruppo di imprenditori che costituiscono “il cartello della ghiaia” e guadagnano circa 15-20 euro per metro cubo di ghiaia versando alla collettività poco più di 0,57 centesimi, tariffa fissata dalla Giunta Regionale nel 1992 e mai più toccata.

I cavatori non pagano nemmeno l’IMU, non ci stanno, si rifiutano di accatastare, non ritengono le loro cave immobili con potenzialità di reddito. Nessun Comune della Provincia fa pagare loro l’IMU e poco importa se la Cassazione (sentenza n. 19732/2010) ha affermato che la tassa sui terreni per le attività estrattive andrebbe applicata comunque, indipendentemente dal loro accatastamento. “Il quadro normativo è incerto, non ci sono sufficienti garanzie, stiamo studiando, stiamo valutando, stiamo aspettando che il catasto accatasti, poi rischia che i cavatori facciano ricorso”. Queste, in sintesi, le risposte dei nostri Amministratori.

E così si continuano a pianificare attività estrattive, in aree di tutela delle falde acquifere, di rilevante interesse archeologico, lungo vie storiche, lasciando stravolgere una terra che porta in sé la nostra acqua e la nostra Storia. Il paesaggio fluviale è solo degrado, fra scavi, frantoi decrepiti, laghi di fango come sabbie mobili; la carreggiata lungofiume, tratto della storica via Romea Nonantolana, un tempo percorsa dal lento ed accorto passo di milizie, corti reali, viandanti e pellegrini, è oggi pervasa dal traffico frenetico e pesante dei camion di ghiaia.

In mezzo a tutto questo c’è qualcosa che stona, che non si capisce cosa sia, che non si uniforma col paesaggio di cava: è un blocco grigio, ondulato, molto strano, con ai piedi una corona d’alloro e palline d’oro. E’ il monumento a Gabriella degli Esposti, partigiana martoriata ed uccisa proprio qui, lungo il fiume, durante la seconda guerra mondiale, nell’inverno del 1944.

Legambiente San Cesario ha documentato lo stato di assalto al territorio in un video reportage visibile all’indirizzo www.cignoverdeoro.it

“Il paesaggio è la rappresentazione materiale e visibile della Patria” diceva Benedetto Croce. E questo paesaggio, anch’esso trafitto e martoriato, sarebbe la Patria per cui Gabriella degli Esposti ha sacrificato la vita?