“L’eccidio di Piazza Grande del 7 aprile 1920 sarà ricordato già da quest’anno: Comune e Istituto storico della Resistenza hanno organizzato per sabato 6 aprile un momento di ricostruzione storica e non solo”.

Lo ha detto l’assessore alla Cultura del Comune di Modena Roberto Alperoli rispondendo nella seduta di ieri, lunedì 25 marzo, del Consiglio comunale all’interrogazione, trasformata in interpellanza, del consigliere di Sel Federico Ricci che ha chiesto se l’Amministrazione intende commemorare, già dal 2013, le vittime del 7 aprile 1920.

Il consigliere ha ricordato l’episodio, “uno dei meno noti dell’antifascismo modenese”, di violenta repressione da parte della forza pubblica sui lavoratori che manifestavano per uno sciopero proclamato in tutta Italia. “In piazza Grande erano schierati un distaccamento del 36esima Fanteria, 50 carabinieri e una decina di funzionari e agenti di pubblica sicurezza”, ha spiegato Ricci. “La folla esasperata sospinse sotto il portico i carabinieri, cui venne dato ordine di respingerla in piazza. I carabinieri senza ordini diretti e senza segnali di tromba, aprirono il fuoco contro i manifestanti”, ha proseguito. “Vennero sparati circa 40 colpi di moschetto e di rivoltella anche se, come testimoniarono gli stessi funzionari di pubblica sicurezza, non era stato visto alcun dimostrante fare uso di armi. Il bilancio dell’eccidio fu tragico, vennero uccise quattro persone e ci furono una trentina di feriti medicati dalla Croce Verde, alcuni in gravi condizioni, tra cui uno morì qualche mese dopo. Lo sciopero generale, sovrapponendosi al lutto cittadino, proseguì nei giorni seguenti e si concluse con il funerale delle vittime. Il grave fatto di sangue – ha concluso il consigliere – innescò polemiche che trovarono eco nei giornali di tutta Italia e divenne oggetto di interrogazioni alla Camera: questore e prefetto vennero trasferiti e si aprì un’inchiesta che però non riuscì a stabilire alcuna responsabilità”.

L’assessore Alperoli ha convenuto che si tratta di un episodio “di rilievo nazionale che però è stato dimenticato a causa della caduta verticale della profondità del tempo che caratterizza la nostra epoca. C’è una specie di dittatura etica della cronaca – ha aggiunto – si conosce il presente quasi in tempo reale, ma si tende a dimenticare anche quello che è accaduto 10-15 anni fa e l’attuale difficoltà a immaginarci un futuro ha molto a che fare con questa dimenticanza imperante. L’iniziativa in programma il 6 aprile – ha concluso l’assessore – può essere la prima di un percorso che renda conoscibile questo episodio: chiederò all’Istituto storico di organizzare un convegno di studi sul tema”.

Sandro Bellei del Pdl si è detto d’accordo con la scelta di ricordare “il grave episodio nel modo in cui merita. Stiamo vivendo un’epoca in cui tutti i giorni accade ciò che di più brutto ci si può aspettare – ha aggiunto – e si rischia di dimenticare quanto è successo prima: in realtà in passato sono accadute cose forse più brutte che poi hanno portato a quello che tutti conosciamo”.

Anche Sandra Poppi di Modena5stelle-beppegrillo.it ha detto di condividere l’iniziativa ma ha parlato di incoerenza rispetto alle posizioni espresse dalla Commissione toponomastica quando nel giugno 2012 il suo predecessore Vittorio Ballestrazzi chiese di esporre una targa in piazza Grande: “La Commissione l’ha ritenuto non opportuno perché patrimonio Unesco ma anche per perplessità in merito all’episodio storico, in quanto le uniche fonti sembrano essere riferite agli anarchici”.

William Garagnani del Pd ha proposto di organizzare un convegno di approfondimento nella sede comunale e ha sottolineato “lo stato disastroso degli studi della storia in Italia, soprattutto del ’900, che con i ministri Moratti e Gelmini è stata relegata a una materia ancillare con l’obiettivo di annullare la conoscenza di un periodo che ha evidenti risultanze culturali e politiche sul contesto attuale”.

Il consigliere Ricci nella replica si è detto soddisfatto per l’iniziativa in programma: “Ritengo necessario, oltre al singolo appuntamento, costruire un percorso per far conoscere l’episodio che ci permetta di ricordare in modo stabile quello che era il clima politico-culturale di quegli anni”.

In chiusura di dibattito, l’assessore Alperoli si è detto stupito della motivazione del diniego alla targa in piazza Grande della Commissione toponomastica riportata dalla consigliera Poppi: “La questione principale emersa in quella sede era la collocazione in un luogo patrimonio dell’Unesco. Era stato inoltre individuato l’Istituto storico come soggetto idoneo a promuovere un percorso di approfondimento di cui la targa deve essere il momento conclusivo”.