Bleve-Zito-Marchi-De-Miro-Galletti-SassiIn occasione delle celebrazioni per il 1° tricolore, il Rotary Club Reggio Emilia e l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia hanno promosso una giornata dedicata al fisico reggiano Giovanni Battista Venturi. Ospiti d’onore il direttore del CERN di Ginevra prof. Sergio Bertolucci ed il Sottosegretario al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca dott. Gian Luca Galletti.

I saluti del presidente del Rotary Club Reggio Emilia, gen. Antonio Marturano, del rettore dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, prof. Angelo Oreste Andrisano, dell’assessore alla Cultura del Comune di Reggio Emilia, Iuna Sassi, e dell’assessore al Lavoro della Provincia di Reggio Emilia, Pierluigi Saccardi, hanno aperto ieri il convegno organizzato dal Rotary Club e dall’Ateneo in occasione delle celebrazioni per la Giornata nazionale della Bandiera.

L’iniziativa, dal titolo “La forza del pensiero scientifico”, è stata dedicata quest’anno a Giovanni Battista Venturi, famoso fisico reggiano del XVIII secolo noto per il contributo allo studio della meccanica dei fluidi e per le approfondite analisi dei testi di Galileo Galilei e di Leonardo da Vinci. Passione, quella di Venturi, ripercorsa dal dr. Giovanni Fracasso e dal dr. Giordano Gasparini, direttore dell’area Servizi alla persona del Comune di Reggio Emilia, il quale, nel 150° anniversario della fondazione della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, ha ricordato la ricca e interessante raccolta racchiusa nel Fondo Venturi acquisito nel 1921 dalla Biblioteca municipale reggiana.

Grazie a Venturi ed alla sua passione per i libri, la Biblioteca Panizzi ancora oggi può vantare di custodire il prezioso manoscritto autografo “De Prospectiva Pingendi” di Piero Della Francesca, emblema del Rinascimento italiano.

Dalla fisica del 1700 di Venturi, il convegno è passato alla fisica dei giorni nostri seguendo i percorsi dell’evoluzione scientifica con il prof. Sergio Bertolucci, direttore operativo del CERN di Ginevra, il quale ha illustrato la straordinaria attività di ricerca, svolta nel famoso istituto di Ginevra che accoglie fisici ed ingegneri di ben 104 nazionalità diverse, che ha portato alla scoperta del famoso bosone di Higgs.

“Attualmente – ha spiegato il prof. Bertolucci – stiamo studiando l’universo come era un milionesimo di secondo dopo il Big Bang, anche se noi conosciamo soltanto il 4% della materia dell’universo. Tuttavia le ricerche e le scoperte che stiamo facendo possono avere molteplici applicazioni tra cui le più importanti sono rivolte alla medicina. Mi riferisco in particolare alla cura dei tumori con i raggi gamma – ha continuato il prof. Bertolucci – una macchina specifica costruita dal Cern si trova nell’ospedale di Pavia ed è in grado di intervenire su oltre 4000 pazienti ogni anno. Il nostro obiettivo è di arrivare alla realizzazione di macchine sempre meno costose e più performanti. Senza dimenticare che l’impatto della fisica sull’economia europea è estremamente rilevante: in questi anni di crisi, le industrie ad alto valore aggiunto sono quelle che ne hanno risentito meno. Non c’è niente di più concreto del fare ricerca fondamentale. La conoscenza è diventata la materia prima del mondo. Ad esempio in Cina gli investimenti raddoppiano ogni tre anni. Più in generale – ha concluso il prof. Venturi – se vogliamo un futuro sostenibile dobbiamo puntare sulla testa dei nostri giovani, sull’educazione e portare in Italia infrastrutture di ricerca che attraggano ricchezza intellettuale”.

Le conclusioni affidate al sottosegretario del Ministero dell’Istruzione Gian Luca Galletti non sono state particolarmente rassicuranti, ma pieni di fiducia per il futuro: “In Italia abbiamo un grave problema: abbiamo perso 12 mila ricercatori, e gli investimenti in ricerca sono pari all’1% del PIL. Tutti i fondi sono stati tagliati. I ricercatori italiani, nonostante questo, sono al primo posto per ricerche prodotte perché in Italia il livello di ricerca è alto, perché culturalmente siamo ancora migliori rispetto a molti altri paesi. Purtroppo stiamo perdendo tante giovani menti e tanti giovani ricercatori perché è stato rotto un patto generazionale, ma se vogliamo salire sul treno della ripresa economica dobbiamo investire in ricerca che non dà un risultato immediato, ma duraturo nel tempo.

La conoscenza – ha spiegato il sottosegretario Galletti – crea benessere e nei paesi in cui si fa maggior ricerca è accertato che si spostano anche gli imprenditori e gli investitori. Quindi anche noi dobbiamo investire sulle persone, sui ricercatori e sulle strutture. Per questo è nostra intenzione premiare le università con i maggiori meriti in termini di capacità di ricerca e di valorizzazione dei ricercatori e garantiremo un cofinanziamento agli atenei che stabilizzano ricercatori per confermarli in modo strutturale nei propri organici. Puntiamo, all’interno della Legge di Stabilità, a dare una priorità assoluta a ricerca e istruzione. Occorre però la volontà di fare e la volontà di fare tutti insieme”.

Al termine dell’incontro il presidente del Rotary Club, Antonio Marturano, ha consegnato il Primo Tricolore al prof. Sergio Bertolucci e al Sottosegretario Gian Luca Galletti.

 

 Giovanni Battista Venturi (1746 – 1822)

Nasce a Bibbiano (RE) nel 1746 e muore a Reggio nell’Emilia nel 1822. Discepolo di Lazzaro Spallanzani, viene ordinato sacerdote nel 1769, anno in cui viene chiamato ad insegnare Logica nel seminario di Reggio Emilia. Nel 1774 si trasferisce ad insegnare Geometria all’Università di Modena e Reggio Emilia, dove dal 1776 insegna poi Fisica. Nel 1796 è a Parigi, dove redige la sua opera più importante “Ricerche sperimentali sul principio della trasmissione laterale entro i fluidi applicata alla spiegazione dei diversi fenomeni idraulici”. Sempre a Parigi, dove si trattiene fino al 1797, Venturi esamina i codici di Leonardo da Vinci, pubblicandone alcuni estratti nel saggio “Essai sur les ouvrages physicomathématiques de Léonard de Vinci” (Paris, 1797), nel quale per primo mette in evidenza la componente scientifica e tecnologica dell’opera leonardesca. Lavora anche agli scritti di Galileo Galilei. Importante è il suo contributo allo studio della meccanica dei fluidi con la descrizione di quello che viene chiamato effetto Venturi, che descrive il legame tra velocità e pressione di un fluido in un condotto. Applicazione di tale effetto è il cosiddetto tubo di Venturi, che si impiega per la misura della velocità di un fluido in un condotto. Muore a Reggio Emilia nel 1822.

 

Il Fondo Venturi della Biblioteca Panizzi

Giambattista Venturi (Bibbiano 1746-Reggio Emilia 1822), abate, intellettuale ed ingegnere legato alla corte estense, ma soprattutto scienziato e storico della scienza, fu attore e testimone privilegiato degli anni a cavallo tra Rivoluzione Francese e la Restaurazione. Ad ottant’anni dall’acquisizione del Fondo Venturi da parte della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, ne viene pubblicato, a cura di Roberto Marcuccio, il catalogo scientifico come n. 44 della Collana ERBA della Soprintendenza per i beni librari e documentari. In lunghi anni di lavoro produsse e raccolse un’ingente quantità di materiale: oltre 22.000 volumi, le collezioni di stampe, dipinti e minerali, i manoscritti e i carteggi. Alla sua morte le carte hanno subito un inevitabile processo di dispersione: non pochi fra i più preziosi libri e manoscritti furono ceduti dagli eredi, e sono giunti attraverso le strade più diverse in collezioni sia pubbliche (Biblioteca Estense di Modena, Archivio di Stato di Reggio Emilia) che private. Solo nel 1921 la Biblioteca municipale di Reggio Emilia ha acquisito il materiale superstite, che ebbe il suo primo inventario ad opera di Virginio Mazzelli, direttore della Biblioteca. Dopo altri parziali interventi di descrizione si è giunti all’attuale catalogazione pubblicata in questo volume, che presenta sia le schede descrittive di tutti i manoscritti e i documenti di natura archivistica contenuti nel fondo Venturi, sia la corrispondenza, confluita in una base dati parallela che ospita i dati relativi a tutti i carteggi manoscritti conservati presso la Biblioteca Panizzi.