Era ampiamente previsto il ritorno della pandemia dopo l’estate e in questi ultimi mesi, a partire da dopo il primo lockdown, gli esperti e le stesse organizzazioni sindacali invitavano il Governo e le Regioni ad attivarsi per mettere in campo tutte le iniziative al fine contenere e arginare la seconda ondata. Era necessario potenziare il sistema sanitario, in particolare le terapie intensive, fare assunzioni di personale, potenziare la capacità di tracciamento, che è il vero strumento per contenere il propagarsi del virus.

Inoltre, da diversi mesi anche su Modena abbiamo come organizzazione sindacale segnalato con forza la necessità di rafforzare il trasporto pubblico, in modo da essere davvero integrato e di sostegno alla necessità di riorganizzare i tempi di lavoro e del mondo della scuola, mondo nel quale per mesi si è parlato di assunzioni di personale e di riduzione di tutte le possibilità di assembramenti.  Si dovevano mettere in campo tutte le misure di sicurezza per ridurre le occasioni di contagio. Ma solo in parte queste misure sono state adottate.

E adesso il problema si sta riflettendo nei luoghi di lavoro. Infatti, non possiamo che registrare una preoccupante tendenza, soprattutto negli ultimi giorni, di aumento del numero di casi dentro alle aziende sia private che pubbliche; casi che rischiano – e in alcuni casi già sta succedendo – di diventare veri e propri focolai. Gli strumenti per arginare e rispondere alla crisi pandemica, almeno nei luoghi di lavoro, ci sono: su tutti il rispetto e l’applicazione rigorosa dei protocolli di sicurezza, che non devono restare solo su carta ma devono vedere una reale e quotidiana applicazione e monitoraggio da parte delle imprese con il coinvolgiemnto delle rappresentanze sindacali. Bisogna quindi ribadire con determinazione che laddove non ci siano le condizioni per garantire la necessaria sicurezza si deve procedere alla chiusura delle aziende, così da permettere la tutela e la salute di tutte le persone che ci lavorano.

A questo, poi, si aggiunge la farraginosità della norma che produce di fatto una parziale tutela per i lavoratori fragili, che fino ad ora accedevano all’indennità di malattia, qualora non fossero nelle condizioni di svolgere smart-working. A decorrere dal 16 ottobre, infatti, quei lavoratori fragili per cui non sia possibile lo smart-working o essere adibiti a diversa mansione o ancora l’individuazione di un percorso di formazione adeguato rischiano di restare completamente scoperti. Pertanto come organizzazione sindacale ci stiamo già attivando per garantire massima tutela ai lavoratori coinvolti da queste misure e riteniamo quindi doveroso un chiarimento su questa disposizione che rischia di scaricare su lavoratori gli effetti della pandemia.

(Cgil Modena)