Circa mille cantieri programmati e più di 24 milioni di euro complessivi, di cui ben 16 milioni provenienti dai tributi di bonifica pagati dai cittadini delle aree montane, investiti per la sicurezza dell’Appennino nel 2020.

È il risultato ottenuto dai sette Consorzi di Bonifica dell’Emilia-Romagna lo scorso anno grazie, appunto, alle risorse riscosse con il tributo di bonifica e reinvestite nelle aree montane per lavori quali il consolidamento di versanti in frana, le opere di bonifica a presidio del reticolo dei corsi d’acqua minori, la gestione della vegetazione lungo i fiumi, i lavori di sistemazione e ripristino della viabilità e della rete degli acquedotti di bonifica e gli interventi per il recupero ambientale e di miglioramento della fruizione di aree di pregio.

I cantieri, 967 in tutto, sono stati finanziati reinvestendo circa 16 milioni, l’81,3% dei proventi riscossi con il tributo che ammontano in tutto a oltre 19 milioni 700 mila euro. A questa somma vanno aggiunti quasi 8 milioni 300 mila euro messi a disposizione da parte dei Comuni e della Regione, per un valore complessivo di oltre 24 milioni 300 mila euro.

Il punto della situazione è stato fatto stamani nell’ambito della “Conferenza della montagna”, l’appuntamento annuale per rendicontare l’attuazione della legge regionale 7/2012 che impone di destinare alle zone appenniniche la quasi totalità delle risorse di bonifica lì riscosse per interventi di messa in sicurezza del territorio, al netto della quota rappresentata dalle spese di funzionamento dei consorzi.

“I dati parlano chiaro: è stato raggiunto un risultato da record, senza precedenti”, affermano gli assessori regionali all’Ambiente, Irene Priolo, all’Agricoltura, Alessio Mammi, e alla Montagna, Barbara Lori, intervenuti alla Conferenza. Con loro, presenti anche Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale bonifiche dell’Emilia-Romagna, Meuccio Berselli, segretario dell’Autorità distrettuale di bacino del Po e Giovanni Battista Pasini, presidente regionale di Uncem (Ente nazionale comuni comunità ed enti montani).

“Nell’anno della pandemia, più dell’81% delle risorse incassate sono state destinate a sostenere nuovi cantieri- aggiungono gli assessori-, facendo della sicurezza territoriale un vero volano per l’economia verde del nostro Appennino. Si sono programmati nuovi lavori e si è anche proceduto ad attuarli con celerità, tanto che ad oggi risulta già chiuso il 90% degli interventi e la parte restante è in via di ultimazione”.

“Emerge quindi un quadro molto positivo in termini di investimenti realizzati- chiudono Priolo-Lori-Mammi-, ancora più valore grazie al lavoro di squadra e di programmazione integrata condotto dai Consorzi insieme ai Comuni e alla Regione, che dal 2020 ha in corso o ha programmato 2.361 cantieri per 264 milioni di euro, tutti volti alla progressiva riduzione del rischio idrogeologico nella nostra montagna”.

 

I dati consorzio per consorzio  

Questo il dettaglio delle risorse frutto del tributo di bonifica reinvestite in Appennino. È il Consorzio di Piacenza ad aggiudicarsi il podio della graduatoria con il 96,1% dei proventi che si sono trasformati in nuovi cantieri, per un totale di 1 milione 693 mila euro (su 1 milione 761 mila riscossi). Seguono a ruota il Consorzio della Burana che raggiunge l’89,41% (1 milione 284 mila euro su 1 milione 437 mila) e quello della Romagna con l’86,96% (oltre 2 milioni e mezzo di euro su 2 milioni 910 mila). Sopra l’80% anche il Consorzio dell’Emilia Centrale, che si attesta all’80,71% con 2 milioni 492 mila euro su 3 milioni 87 mila. La Bonifica Renana raggiunge il 77,02% (2.992.548 euro su 3.885.288); il Consorzio di Parma il 76.15% (2.602.207 euro su 3.417.389) e la Romagna Occidentale il 75,64% (2.431.556 su 3.214.699 euro).

L’andamento nel tempo

Fin qui la fotografia 2020. Tuttavia, se si allarga lo sguardo all’ultimo periodo, ciò che emerge con tutta evidenza dall’esito del monitoraggio è che anno dopo anno cresce la percentuale dei contributi montani reinvestiti dalle bonifiche nella lotta contro frane e dissesto idrogeologico, nonché il numero complessivo dei lavori completati. Si è infatti passati dal 66,2% del 2016, primo anno di applicazione dei nuovi piani di classifica e del nuovo sistema di calcolo del contributo, all’81,3% – appunto – del 2020, con un balzo in avanti di 15 punti percentuali. Nello stesso periodo l’aumento degli investimenti ha fatto registrare un balzo in avanti del 36,4%: da 11,7 milioni a 16,03 milioni.