I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna hanno eseguito un provvedimento di sequestro di prevenzione di un patrimonio del valore di oltre 12 milioni di euro riconducibile a R.S., classe ’56, gravato da numerosi precedenti penali per reati commessi in Emilia Romagna e nel Centro-sud Italia.

Il provvedimento ablativo, emesso dalla Sezione per l’Applicazione delle Misure di Prevenzione del Tribunale di Bologna su proposta della locale Procura della Repubblica – D.D.A., nella persona del Dott. Marco Forte, ha riguardato beni mobili e immobili, rapporti finanziari e partecipazioni riconducibili al proposto e ai suoi familiari.
La lunga carriera criminale del proposto è stata contraddistinta, senza soluzione di continuità, da denunce, arresti e condanne per gravi reati quali traffico di sostanze stupefacenti, ingiuria, minaccia, mancato rispetto della disciplina sull’immigrazione, estorsione e usura, nonché per violazioni tributarie. Nel 2013 è stato inoltre arrestato quale mandante di un tentato omicidio aggravato verificatosi a Faenza nel 2009, commesso in concorso con pregiudicati affiliati a una nota cosca siciliana.

Con i proventi delle attività delittuose, a fronte di redditi modesti, R.S. ha realizzato, per il tramite dei familiari, un vero e proprio impero economico costituito da numerosi immobili, alcuni dei quali di rilevante valore e pregio, ora sottoposti a sequestro.
L’odierno provvedimento ablativo è il frutto di complesse indagini condotte dalle Fiamme Gialle del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bologna che hanno permesso di ricostruire minuziosamente l’intero compendio patrimoniale illecitamente accumulato dal criminale e di sottoporlo a sequestro.

L’attività, frutto di un’autonoma progettualità promossa e sviluppata dai militari del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata del Nucleo, conferma l’attenzione che la Guardia di Finanza ripone costantemente nella tutela dell’economia legale, con l’obiettivo prioritario di aggredire i patrimoni illecitamente accumulati dalla cosiddetta “criminalità da profitto” – ovvero da quanti vivono di traffici delittuosi o traggono il proprio reddito dai proventi dell’attività criminale – e di restituirli alla collettività, salvaguardando in tal modo l’imprenditoria sana e rispettosa delle regole.