Cordoglio della Cisl per l’infortunio mortale che si è verificato stamattina a Cavezzo, dove ha perso la vita un agricoltore cinese che stava guidando un trattore nei campi.

«Innanzitutto esprimiamo le nostre condoglianze ai familiari e colleghi della vittima – dichiara Domenico Chiatto, componente della segreteria Cisl Emilia Centrale con delega alla salute e sicurezza sul lavoro – Sarà compito degli organi competenti accertare le cause e responsabilità dell’evento. Intanto non possiamo che sottolineare che l’agricoltura resta, insieme all’edilizia, uno dei settori con il più alto indice di infortuni sul lavoro, non di rado con esiti mortali».

«Di solito questo tipo di incidenti si verifica in montagna, dove gli agricoltori lavorano su terreni con forti pendenze – aggiunge Daniele Donnarumma, segretario generale Fai Cisl Emilia Centrale (sindacato lavoratori agroindustriali) – Il fatto che sia accaduto in pianura e abbia coinvolto un lavoratore straniero suggerisce l’ipotesi di una formazione professionale non del tutto adeguata. Non ci si improvvisa addetti all’uso di macchinari in movimento complessi e rischiosi come i trattori. Del resto le vittime di questi infortuni sono quasi sempre agricoltori anziani ed esperti. Questo a conferma che non basta l’esperienza, ma occorre ricevere una formazione permanente che non sia solo il rispetto formale delle norme».

La Cisl constata che gli infortuni sul lavoro, purtroppo anche con esiti mortali, continuano ad accadere nonostante i numerosi appelli dei sindacati e gli incontri anche recenti con il Governo; proprio ieri – giovedì 14 ottobre – i segretari nazionali di Cgil Cisl Uil hanno visto il premier Mario Draghi e il ministro del Lavoro Andrea Orlando.

Il 4 giugno le organizzazioni sindacali confederali hanno promosso una manifestazione nazionale per fermare le stragi nei luoghi di lavoro. Già i dati del primo trimestre 2021 avevano rivelato, con la ripresa economica, un aumento dell’11% degli infortuni mortali nel nostro Paese, dovuto anche al tentativo di recuperare la produzione persa durante il lockdown.

«È indispensabile rafforzare la formazione e cultura della sicurezza, ma anche l’azione di controllo e vigilanza – afferma Chiatto – A Modena non solo manca almeno il 30% degli ispettori del lavoro: sono pochi anche gli ispettori di Inps, Inail e Ausl, se si considera che devono controllare circa 58 mila aziende modenesi con almeno un addetto», conclude Domenico Chiatto, componente della segreteria Cisl Emilia Centrale con delega alla salute e sicurezza sul lavoro.