Se la scuola è un segno di speranza, la Scuola Diffusa non può che essere segno di una speranza che dalla scuola si diffonde nella comunità, sia essa quella di una città o quella del Paese. Nonostante la pandemia e ben oltre la pandemia.

Nato nel 2020 in attuazione di norme nazionali per favorire il distanziamento e la salubrità dei luoghi scolastici durante l’emergenza sanitaria, con pur importanti misure logistiche e funzionali (delocalizzazione di scolaresche in sedi idonee per sicurezza e qualità, ma abitualmente non utilizzate per l’insegnamento), il progetto Scuola Diffusa ha assunto a Reggio Emilia – con l’indirizzo dell’Amministrazione comunale e la fondamentale collaborazione del sistema scolastico cittadino – una dimensione sperimentale, innovativa, per certi versi sorprendente, con ripercussioni significative sul piano dei contenuti della didattica e dell’apprendimento.

Nel tempo in cui la scuola rischiava di diventare ‘distante’ per poter continuare ad esistere in presenza, è divenuta una scuola più vicina, più prossima agli alunni e alla comunità insieme.

Sembra un paradosso, non lo è. Assomiglia a un’applicazione in pedagogia del principio fisico dei Vasi comunicanti.

Entrando e insediandosi in luoghi fra loro diversi – fra i quali, agriturismi in campagna, musei, biblioteche, oratori parrocchiali, edifici destinati a esposizioni e attività culturali – e aprendosi ad essi grazie alla sensibilità e all’intuizione di docenti, alunni e servizi educativi e culturali del Comune, la scuola Primaria e Secondaria di primo grado ha intrapreso a Reggio Emilia un percorso virtuoso e si è fatta città, mentre la stessa città, l’ambiente di vita collettivo, con il suo vasto apporto di esperienza, conoscenza, storia e creatività, si è integrata, divenendo stabilmente partecipe della didattica.

Scuola Diffusa ha portato nella città emiliana nuovi stimoli, contenuti e modalità di apprendimento qualificanti, generati dai luoghi stessi in cui si faceva e si fa tuttora scuola. E’ nata così un’idea di scuola-città, destinata a vivere ben oltre l’emergenza sanitaria.

Un patrimonio di conoscenza da conservare e proiettare nel futuro, non solo a Reggio Emilia.

Dopo un’attuazione che ha coinvolto due anni scolastici (2020-2021 e 2021-2022) e l’interesse dell’Istituto nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca educativa (Indire) che ha svolto una ricerca osservativa sul tema, Scuola Diffusa diventa ora un modello di rilevo nazionale, delineato nel Protocollo d’intesa ‘Scuola Diffusa: nuove opportunità didattiche oltre l’emergenza sanitaria’, sottoscritto dal ministero dell’Istruzione e dall’Amministrazione comunale di Reggio Emilia.

 

HANNO DETTOCon ‘Scuola diffusa’ la città di Reggio Emilia ha dimostrato come si possa trasformare la crisi in opportunità – dichiara il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi – Il progetto ha infatti portato bambine e bambini nei musei, nei teatri, nelle biblioteche, negli agriturismi ad apprendere, in presenza e in sicurezza, anche nei momenti più complicati dell’emergenza sanitaria. Questa esperienza dimostra che la scuola non è solo un luogo in cui lavorare o studiare, ma un’istituzione pulsante, che può e deve vivere anche in altri contesti e arricchirsi di nuove competenze e conoscenze. Dobbiamo promuovere questo modello di Patto educativo di comunità: con il Protocollo puntiamo insieme a potenziarlo e renderlo replicabile su tutto il territorio nazionale. La scuola è responsabilità di tutti noi, è una realtà viva che può crescere grazie anche al contributo qualificato delle componenti della società civile che vogliono condividere questo impegno educativo. L’obiettivo è garantire il pieno sviluppo di ogni giovane”.

Siamo molto contenti di poter contribuire con una nostra esperienza originale, quale è Scuola Diffusa, al sistema educativo e formativo del nostro Paese – ha detto il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi – e ci onora l’attenzione che il ministro Patrizio Bianchi e il ministero dell’Istruzione hanno riservato a questo progetto, proponendolo ora alla comunità nazionale attraverso il Protocollo che firmiamo. Scuola Diffusa parla un linguaggio che è costituito dai diversi linguaggi dei luoghi in cui si fa scuola, studiati e reinterpretati da alunni e insegnanti. C’è molto di Reggio Emilia in Scuola Diffusa: i cento linguaggi dei bambini e delle bambine delle nostre scuole e nidi dell’infanzia; la scuola come polarità civica e partecipativa, punto di riferimento della comunità; la cura dei luoghi di apprendimento; il dialogo scuola-città. Ci sono anche la vitalità e la creatività di una città che a pieno titolo fa parte di quella ‘spina dorsale’ di centri urbani che costituisce la struttura portante del nostro Paese. Con questa forza, il progetto affronta la pandemia e si proietta oltre, proponendo un’esperienza socio-educativa, valoriale e pedagogica che può essere utile e attuabile in realtà fra loro diverse”.

Senza rete, non avremmo avuto Scuola Diffusa – ha affermato l’assessora a Educazione e Conoscenza, Raffaella Curioni – La rete è quella della comunità scolastica, che ha unito in questi due anni così complessi l’Amministrazione comunale all’Ufficio scolastico provinciale e a tutto il mondo della scuola. Non è stato casuale. Siamo abituati a lavorare insieme e questo, nelle difficoltà attuali, ci ha aiutato non poco a costruire risposte nuove e originali, nuovi contenuti didattici e modalità di apprendimento. Scuola Diffusa tiene conto dei diritti della persona; del diritto allo studio e all’apprendimento, alla socialità e alla crescita insieme, del diritto di essere ciascuno, ad ogni età, cittadino del luogo in cui vive e studia. Scuola Diffusa, grazie alla ‘rete’ fatta di persone competenti e generose che desidero ancora una volta ringraziare, ha riaffermato con modalità nuove questi diritti, fra le difficoltà che anche il mondo della scuola attraversa. Anche da parte mia, un grazie al ministro Bianchi e ai tecnici del Ministero, per la loro capacità di ascolto, per l’attenzione che ci hanno rivolto e per aver colto il senso e la potenziale utilità di questo progetto”.

Le modalità di scuola aperta realizzate a Reggio Emilia – ha sottolineato Stefano Versari, capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione del Ministero dell’Istruzione – rappresentano un’esperienza interessante e riproducibile anche nella fase di uscita dall’emergenza, in particolare alle aree del Paese più marginali da un punto di vista geografico, per mantenere sul territorio un presidio fondamentale quale quello formativo. L’innovatività del progetto, insieme alla disponibilità del Comune a condividere le proprie competenze in ambito educativo per accompagnare altre scuole nella medesima esperienza, rappresentano le due ragioni fondamentali alla base della sottoscrizione di questo Protocollo”.

Quest’anno scolastico – ha detto Paolo Bernardi, dirigente Ufficio scolastico territoriale di Reggio Emilia – rappresenta un ponte tra l’uscita dall’emergenza e una nuova normalità in cui portare quelle esperienze positive sviluppate nel periodo della pandemia, e la Scuola Diffusa è sicuramente tra queste. Si tratta di un progetto che non poteva che nascere in un territorio come quello reggiano, che ha alle spalle una grande tradizione in ambito educativo e che rappresenta un’eccellenza che, grazie a questo Protocollo, esce fuori da un livello di eccezionalità per diventare una proposta strutturata da replicare anche in altri territori”.

 

I CONTENUTI DELL’ACCORDO – Con questo documento, il Ministero riconosce il valore del progetto e lo propone alla comunità nazionale, nel rispetto dell’autonomia scolastica; il Comune rende disponibili i contenuti dell’esperienza di Scuola Diffusa per altre realtà scolastiche ed educative e, se richiesta, la collaborazione di esperti e operatori per presentare e accompagnare, con un’azione di ‘tutoraggio’, la realizzazione del progetto in altre realtà urbane ed educative italiane.

 

In particolare:

il ministero dell’Istruzione, nel rispetto e nella promozione dell’autonomia didattica e organizzativa, “al fine di salvaguardare – si legge nel Protocollo – l’attività didattica in presenza e, il più possibile, l’ordinaria esperienza educativa, di socializzazione e apprendimento degli studenti, auspica e favorisce innovazioni didattiche volte a qualificare il servizio scolastico offerto dalle Istituzioni del sistema nazionale di istruzione”.

E perciò “individua, nell’esperienza progettata e realizzata dal Comune di Reggio Emilia, denominata Scuola Diffusa, una modalità, meritevole di conoscenza a livello nazionale, di realizzazione dei Patti educativi di Comunità, esemplificativa di un’alleanza strategica tra Istituzioni scolastiche e risorse educative del territorio”.

Il Comune di Reggio Emilia, recita il Protocollo, “al fine di innovare la progettazione dei contesti educativi e di apprendimento e di promuovere sperimentate forme di dialogo con i territori intesi come partner formativi strategici per la costruzione di saperi condivisi oltre l’emergenza contingente, è disponibile a diffondere valori, contenuti e caratteristiche del progetto Scuola Diffusa a beneficio di altre realtà locali e nazionali”.

Il ministero dell’Istruzione e il Comune di Reggio Emilia, nell’ambito delle rispettive competenze e responsabilità e nel rispetto delle autonome determinazioni delle singole Istituzioni scolastiche, “intendono favorire la collaborazione tra sistema educativo di istruzione e formazione, amministrazioni locali, privato sociale e del terzo settore, al fine di:

  • rendere disponibili, per le Istituzioni scolastiche interessate, materiali documentativi e occasioni formative;
  • promuovere percorsi educativi di innovazione didattica nelle sedi scolastiche o in altri spazi significativi per l’apprendimento;
  • consolidare, nelle realtà territoriali coinvolte nelle azioni previste dal Protocollo, l’adozione di Patti educativi di Comunità, quali strumenti di promozione della centralità dell’istruzione e formazione delle nuove generazioni;
  • promuovere e rafforzare lo sviluppo di una cultura della città quale meta-contesto di apprendimento;
  • promuovere iniziative di innovazione didattica e pedagogica;
  • sperimentare soluzioni tese a modificare i tradizionali ambienti di apprendimento anche attraverso l’intervento di specifiche professionalità per condividere ed arricchire competenze didattiche, educative e pedagogiche”.

 

DAI CENTO LINGUAGGI AI CENTO LUOGHI DELLA CONOSCENZA – Non sorprende che ciò accada a Reggio Emilia, dove la scuola è al centro della comunità, è luogo di cittadinanza e partecipazione, e trae linfa dai Cento linguaggi dei bambini del Reggio Emilia Approach, la filosofia educativa nata e divenuta celebre nel mondo per la fascia 0-6 anni. Dai Cento linguaggi, ai Cento luoghi della conoscenza e dell’apprendimento creativo.

Voci autorevoli, d’altro canto, avvalorano l’idea progettuale di Scuola Diffusa. Maria Montessori definiva lo spazio scolastico non come una struttura statica e limitata, ma vivente, accuratamente organizzata e preparata per offrire esperienze di apprendimento autonome. Loris Malaguzzi, al cui pensiero si deve il Reggio Emilia Approach, sosteneva che lo spazio fisico è talmente importante nel processo di apprendimento da intendersi come terzo insegnante, dove il primo è l’adulto, il secondo è il gruppo dei pari. Ogni spazio educativo è luogo di apprendimento e di riconoscimento di comunità, non è mai un luogo neutro.

 

COME FUNZIONA – Nella scelta dei nuovi spazi di Scuola Diffusa si sono valorizzate le tipicità esperienziali del fare scuola reggiano con specifiche linee di azione, tra le quali:

  • abitare i luoghi della cultura non solo come allestimento di nuove aule ma anche come occasione per dare ai docenti ed agli educatori nuove occasioni per sperimentare innovazione didattica in collaborazione con musei, biblioteche, teatri. Da più di 10 anni Reggio Emilia mette a disposizione del propri studenti (fascia da zero a 18 anni) progetti culturali educativi costruiti in collaborazione con soggetti pubblici e privati (è il +D1 la raccolta di offerte didattiche per le scuole che offre più di 500 attività culturali ed educative);
  • utilizzare gli agriturismi: da necessità ad opportunità per progettare percorsi di scuole all’aperto;
  • grazie alla collaborazione con la Fondazione Reggio Children, in 3 plessi della città sono stati progettati e sperimentati nuovi spazi, anche all’aperto, per la didattica, mettendo in valore la competenza della Fondazione sulla progettazione di spazi scolastici fra l’altro maturata con il progetto nazionale ‘Fare Scuola’ realizzato in collaborazione con Enel Cuore, che ha creato nuovi spazi e nuovi arredi nelle scuole di città italiane;
  • il tema del pranzo a scuola, mediante nuove sperimentazioni con il gestore del servizio Cirfood, è stato centrale nella costruzione di Scuola Diffusa rispetto alla garanzia del diritto alla scuola primaria a tempo pieno;
  • i criteri di individuazione delle sedi scolastiche hanno privilegiato la prossimità territoriale rispetto al plesso scolastico di provenienza al fine di garantire il minimo disagio in termini di spostamenti agli studenti ed alle famiglie;
  • nei vari edifici adibiti a locali scolastici, sono stati individuati anche spazi per l’accoglienza degli alunni con ingresso anticipato, come strumento di conciliazione di tempi di vita e lavoro per le famiglie;
  • è stato definito un nuovo piano per la mobilità scolastica, di concerto con i Mobility manager delle scuole, l’Agenzia per la Mobilità e la società di trasporto pubblico locale. Negli spostamenti casa-scuola si sono promossi i mezzi sostenibili e in grado di assicurare distanziamento come la bicicletta e si è introdotta la presenza di personale tutore alle fermate dei mezzi pubblici per favorire il distanziamento ed evitare assembramenti;
  • si è proceduto alla maggiore diffusione della connettività digitale per raggiungere ogni sede scolastica con la fibra ottica, quale strumento di offerta didattica.

 

ALCUNI DATI – Nell’anno scolastico 2020-2021, quello della ripartenza dopo il lockdown, il Comune di Reggio Emilia attiva Scuola Diffusa, che riguardò 11 Istituti comprensivi su 12 presenti in città; 19 plessi su 54; 49 classi; 1.150 alunni stimati.

Nell’anno scolastico 2021-2022, in corso, oltre alle linee di azione convenzionali, sono stati inseriti nel progetto Scuola Diffusa: 10 Istituti comprensivi su 12; 15 plessi su 54; 37 classi; 925 alunni stimati.

Nei due anni scolastici sono stati istituiti 12 Patti educativi di Comunità, redatti ai sensi del Piano nazionale per la ripartenza della didattica in presenza 2021-2022, uno per ciascuno dei 12 Istituti comprensivi della città.