Stefano Bonaccini (Copyright immagine: Regione Emilia Romagna A.I.C.G. – Autore: Pietro Ballardini)

“Solidarietà e vicinanza al presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, vittima di una lunga serie di minacce da parte di gruppi no vax” tra dicembre 2021 e febbraio 2022. La esprime l’ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale di Modena, nella seduta di giovedì 23 giugno, su proposta di Mara Bergonzoni (Pd).

Il documento sottolinea che è “inaccettabile e vile colpire chi da oltre due anni sta lavorando per salvaguardare tutti i cittadini della regione e per sconfiggere l’epidemia attraverso la vaccinazione”, e ha ottenuto il voto favorevole di Pd, Sinistra per Modena, Movimento 5 stelle. Il gruppo Lega Modena si è astenuto, mentre Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia e Forza Italia non hanno partecipato al voto, dopo che la consigliera Elisa Rossini (Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia) aveva sollevato una questione pregiudiziale, che è stata respinta dall’assemblea, affermando che, in base all’articolo 7 del Regolamento del Consiglio comunale, “l’ordine del giorno non è sufficientemente articolato per individuare con chiarezza qual è l’argomento di rilevanza sul quale l’assemblea dovrebbe esprimersi” e chiedendo, quindi, il ritiro del documento o il rinvio della discussione.
Nel dibattito, Giovanni Bertoldi (Lega Modena) ha motivato l’astensione osservando che “tutti i politici ricevono offese e ingiurie. Sono atti che non sono mai giustificati, ma con questa linea dovremmo fare mozioni per ogni minaccia ricevuta da un politico”.
Per il Pd, Vincenza Carriero ha ricordato che si trattava di minacce di morte, arrivate a casa e rivolte anche alla famiglia: “Si può pensarla diversamente, ma una minaccia grave come questa deve essere respinta da tutti”. Le minacce subite dal presidente Bonaccini, ha detto Antonio Carpentieri, “sono notorie, anche se non vengono richiamate per esteso nell’ordine del giorno. Quello che si chiede è di dare solidarietà umana e politica al presidente della Regione, quindi a una persona che rappresenta un’istituzione. Non si devono tollerare minacce contro chi ci rappresenta tutti in un ruolo istituzionale”.
“La mozione avrebbe potuto essere ritirata e ripresentata esplicitando le circostanze precise e la finalità di difesa delle istituzioni – ha replicato Elisa Rossini (Fratelli d’Italia- Popolo della famiglia) – mentre con il testo attuale è la solita questione ideologica che non ha nulla a che vedere con le questioni concrete che dovrebbe trattare il Consiglio”.
La mozione è stringata “per essere il più possibile asettica e bipartisan” ha commentato Diego Lenzini (Pd) affermando che sarebbe stato sufficiente sollevare la questione fuori dall’aula per trovare un accordo su un fatto “gravissimo come la diffusione dell’indirizzo privato che non si può non condannare”. “Se fosse successo a uno qualsiasi di noi – ha aggiunto Stefano Manicardi – nessuno avrebbe avuto dubbi sull’esprimere la solidarietà. Mentre quello che si nota qui è che una parte politica fa fatica a esprimerla al presidente della Regione”.
Per Forza Italia, Piegiulio Giacobazzi ha ricordato che mesi fa, sia il presidente della regione sia il sindaco di Modena “hanno ricevuto minacce altrettanto gravi dalle Brigate rosse, ma non ricordo che nessuno abbia proposto mozioni. Spesso – ha proseguito – ci viene contestato che le nostre mozioni sono troppo vaghe, questa lo è altrettanto e non corrisponde ai criteri richiesti dal Regolamento”.
Le mozioni “dovrebbero riguardare il più possibile Modena e il suo territorio”, ha affermato Andrea Giordani (M5s) che si è detto “d’accordo sulla gravità del fatto, ma dovremmo fare una riflessione su questo come sugli altri ordini del giorno analoghi che sono in lista d’attesa”.
Federico Trianni (Sinistra per Modena), dopo aver ricordato altre mozioni di solidarietà votate dal Consiglio, “compresa una all’unanimità a Silvio Berlusconi quando era presidente del Consiglio”, si è domandato “se bisogna arrivare a gesti irreparabili prima di votare la solidarietà”.