Giovedì 26 gennaio il Consiglio comunale ha conferito la cittadinanza postuma, con voto unanime, al capo di gabinetto della Questura di Modena ai tempi dell’introduzione in Italia delle leggi razziali del 1938. Vecchione, nato nel 1904 nel comune di San Paolo Bel Sito, in provincia di Napoli, operò a Modena dal 1936 al 1948, salvando dal suo ufficio gran parte della comunità ebraica della città oggetto di persecuzione.

Nel corso della cerimonia, svoltasi durante la seduta del Consiglio comunale, in presenza della prefetta Alessandra Camporota e di altre autorità civili e militari, è stata donata una pergamena al figlio Alberto accompagnato dalla moglie e da un nipote. A presiedere l’omaggio, oltre al sindaco Gian Carlo Muzzarelli e il presidente del Consiglio Fabio Poggi, anche il sindaco di San Paolo Bel Sito Raffaele Barone e la storica Giulia Dodi dell’Istituto storico di Modena.

Francesco Vecchione, ha detto il sindaco Muzzarelli presentando la delibera per il conferimento della cittadinanza onoraria postuma, “ha dato un eccezionale contributo, in qualità di capo di gabinetto della Questura di Modena, alla lotta contro l’odio razziale, la violenza e la sopraffazione durante l’occupazione nazifascista. Vecchione – ha sottolineato il sindaco – scelse di stare nel giusto, a costo di rischiare la propria vita, confermando anche una coraggiosa direzione della Questura di Modena che provò a opporsi a quella barbarie”. Muzzarelli, citando le recenti parole di un’altra cittadina onoraria di Modena, la senatrice a vita Liliana Segre (“per chi ha visto personalmente quell’orrore, quello che viene fatto non è mai abbastanza”), ha invitato a un maggiore impegno di tutti, non solo nel ricordare le vittime modenesi che si opposero a quella persecuzione “penso a persone come Don Elio Monari, Odoardo Focherini, don Dante Sala, don Arrigo Beccari e Giuseppe Moreali” –, ma pure nel “prevenire e contrastare derive culturali o violenze connesse ai temi razziali e della Shoah”.

Nel suo intervento, il presidente del Consiglio comunale Fabio Poggi ha parlato dell’importanza di sostenere oggi uno “sguardo affinato”, capace di “guardare avanti con speranza e fiducia” attraverso le vicende passate di Francesco Vecchione e degli altri “giusti”: “Rispetto al clamore e al rumore del male, occorre ricercare il bene nelle pieghe silenziose della storia così come nel quotidiano”. Poggi ha poi condiviso l’importanza di promuovere il passaggio da una memoria “custodita” a una memoria “agita” in grado, cioè, di “trasformarsi da paura del passato a fiducia, anzi, fede nel futuro”.

Nel ringraziare l’Amministrazione comunale per l’invito e l’accoglienza, il sindaco di San Paolo Bel Sito Raffaele Barone ha ricordato come la vicenda di Vecchione “dimostra che virtù ed eroismo si annidano spesso nella quotidianità”. Barone ha sottolineato il valore di Vecchione in quanto uomo di Stato “che nel compiere il suo dovere, in totale spregio del pericolo, ha avuto la forza di dissociarsi dalla cultura imperante dell’epoca”. La storica Giulia Dodi, ricordando le parole di encomio che per Vecchione ebbe l’allora prefetto di Modena, in una lettera del 1945 inviata al ministero dell’Interno, ha specificato l’importanza strategica del suo ruolo: “Sfruttò una posizione che gli consentiva di avere accesso a informazioni e ordini, per tessere una rete di solidarietà determinante per la salvezza degli ebrei modenesi”.

Nella mattinata odierna, il dott. Alberto Vecchione, figlio di Francesco, unitamente ai familiari è stato ricevuto dal Questore e dai Funzionari per una visita alla Questura. Nella circostanza gli è stato presentato il Vice Questore Michele Morra, attuale Capo di Gabinetto, stesso ruolo rivestito dal Vice Questore Francesco Vecchione negli anni ’40 allorquando gli uffici avevano sede in via Saragozza.

La visita è terminata con un momento di raccoglimento dinanzi alla stele dedicata a Giovanni Palatucci nel piazzale antistante la Questura.

VALORIZZARE IL SILENZIOSO LAVORO PER IL BENE

Sostenere e promuovere iniziative in grado di ricostruire le vicende biografiche di chi agì, anche sottotraccia e con operatività silenziosa, per compiere del bene in un momento drammatico per la città segnato dalla persecuzione razziale. Sono i contenuti dell’ordine approvato all’unanimità dal Consiglio comunale giovedì 26 gennaio, nella stessa seduta in cui è stata conferita la cittadinanza postuma a Francesco Vecchione, capo di Gabinetto della Questura di Modena negli anni della persecuzione razziale.

Il documento, che richiama pure la vicenda di Vecchione, è stato presentato da Federica Di Padova (Pd) e, in particolare, specifica la necessità di preservare anche la memoria di quei professori, scienziati, ricercatori e insegnanti costretti a lasciare la città e il proprio ambito di lavoro a seguito delle leggi razziali del 1938.

Aprendo il dibatto per il Pd, Alberto Bignardi ha voluto ricordare come il Giorno della Memoria “sia un momento importante anche per la comunità lgbt: almeno 50 mila furono gli omosessuali internati nei lager”. Il consigliere, condividendo in aula il titolo di una recente pubblicazione della scrittrice Gabriella Romano “Il mio nome è Lucy”, racconto sulla storia di un transessuale bolognese, ha sottolineato il clima culturale e sociale subito negli anni del fascismo dagli omossessuali: “Trappole, violenze e mortificazioni per ledere la loro dignità di uomini”. Per Stefano Manicardi “l’ordine del giorno ha un intento preciso: ricordare una delle pagine più buie della storia mantenendo vivo il ricordo di ciò che è stato”. Il consigliere ha poi specificato l’importanza di “coltivare i principi di uguaglianza e di non discriminazione soprattutto in tempo di pace, evitando che un certo clima d’odio ritorni in Europa”. Antonio Carpentieri ha voluto sottolineare il voto unanime espresso dal Consiglio alla mozione: “La comunità modenese che noi rappresentiamo deve essere orgogliosa di questa coesione di fondo”. Il capogruppo ha poi espresso la necessità di “tutelare”, soprattutto oggi, l’importanza di valori consolidati negli stati democratici: “È proprio quando certe cose sono acquisite che occorre riflettere di più, perché gli scenari possono sempre mutare rapidamente”.

Camilla Scarpa (Sinistra per Modena), ricordando la personalità di Francesco Vecchione, ha sottolineato “che la mozione ha proprio questo scopo: far conoscere le storie sconosciute dei tanti civili modenesi che salvarono molte vite durante gli anni della persecuzione razziale”. Scarpa ha poi specificato la necessità di promuovere specifici progetti in grado di preservare e diffondere la memoria “di quanti, come docenti, scienziati e ricercatori, furono costretti, a causa della loro origine, a lasciare le sedi del proprio lavoro”.

Paola Aime (Europa Verde-Verdi) ha voluto porre l’attenzione sulla trasmissione della Giornata della Memoria alle nuove generazioni: “Molti di loro hanno una percezione poco chiara di questo giorno, ma senza colpa: è necessario attualizzarlo, collegarlo al presente”. La consigliera, infatti, ha espresso la necessità di “connettere, allargare” il ricordo di quegli eventi alle persecuzioni dei nostri giorni: “Penso ai berberi, ai curdi, alle donne iraniane e afgane”.

Per Giovanni Silingardi (Movimento 5 stelle) “uomini operosi e silenziosi come Vecchione sono emblema di coraggio e disobbedienza etica: pur essendo uomo di Stato disobbedì alle leggi fasciste per aiutare gli ebrei di Modena”. Il consigliere ha quindi sottolineato il valore della Costituzione nata come conseguenza di quell’esperienza: “Strumento indispensabile per dare garanzie e protezione soprattutto agli ultimi, a chi non ha voce, ma anche alle libertà di ognuno: Costituzione come custodia di valori non negoziabili”.

Per Lega Modena, Giovanni Bertoldi ha affermato che “Vecchione è una figura che lascia un profondo segno in questa città, senza chiasso, né riflettori”. Il capogruppo, sottolineando l’originaria adesione e poi la dissociazione al fascismo di molti modenesi, ha condiviso la necessità di “ricordare tutte quelle famiglie e persone della città che, come Vecchione, opponendosi al regime hanno offerto silenziosamente protezione a quanti erano a rischio”. Bertoldi ha poi messo in guardia dalle possibili conseguenze delle attuali guerre, come quella tra la Russia e l’Occidente: “Quando si determinano questi conflitti è più facile che sorgano drammi connessi all’odio dell’altro, alla persecuzione delle minoranze, come in passato: i contesti di guerra condizionano e favoriscono queste tragedie”. Per Barbara Moretti riconoscimenti come quelli tributati da Modena a personalità come Vecchione o Giovanni Palatucci (funzionario di polizia morto internato in Germania nel 1945, a cui il Comune ha dedicato la via in cui ha sede la Questura) tracciano una “strada maestra”: “Sono stati esempi di generosità, eroismo, forza: ci chiamano a un’etica della responsabilità nel quotidiano agire”. Per Luigia Santoro “memoria vuol dire soprattutto attualizzare ciò che è accaduto in passato e rimetterlo sempre in discussione”. La consigliera, inoltre, ha voluto condividere ulteriori esempi di persecuzione “come quelle subite dagli armeni e dalle vittime delle foibe: il ricordo – ha aggiunto  –  è un atto dovuto affinché certi drammi umani non ritornino più”.