Un appello per la pace, come “obiettivo da conquistare giorno dopo giorno” come insegnato dai partigiani, è il messaggio lanciato durante la commemorazione del 78° anniversario dell’eccidio nazifascista di Navicello. È stato il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli a ricordare il sacrificio di quei dieci giovani antifascisti in un intervento che ha fatto riferimento all’invasione russa in Ucraina, portando la guerra ai confini dell’Unione europea, e ai tanti altri conflitti ancora aperti nel mondo.

Temi ripresi anche dalla sindaca di Bomporto Tania Meschiari e da Paolo Ballestrazzi, del direttivo nazionale della Federazione italiana delle associazioni partigiane (Fiap). Mentre i nomi dei partigiani uccisi sono stati ricordati dai ragazzi del Consiglio comunale degli alunni della scuola secondaria di Primo grado Alessandro Volta, dell’Istituto comprensivo Luciano Pavarotti di Bomporto e Bastiglia, che hanno partecipato alla cerimonia con le professoresse Lorena Barbieri e Maura Giannotta. Alla cerimonia hanno partecipato anche la prefetta Alessandra Camporota, il presidente del Consiglio comunale Fabio Poggi, la sindaca di Nonantola Federica Nannetti.
“La presenza di studentesse e studenti – ha sottolineato Muzzarelli – è un segnale incoraggiante, simbolo evidente di una scuola che trasmette memoria e, più in generale, di giovani generazioni che la coltivano con passione”.
La rappresaglia del ponte di Navicello, che vide la morte di dieci partigiani il 9 marzo 1945, fu compiuta per la scomparsa di due soldati tedeschi nella fase finale della guerra. Il comando tedesco, con la collaborazione della Brigata nera di Nonantola, organizzò prima un esteso rastrellamento e mise poi in atto la vendetta. Nella rappresaglia furono uccisi Quinto Bozzali, Agostino Ferriani, Ivaldo Garuti, i fratelli Pietro e Valentino Gasparini, Renzo Grenzi, Huber Panza, Fabio Pellacani, Eugenio Tavoni, e Angelo Zambelli.
Il monumento di Navicello ricorda anche il sacrificio di un altro partigiano, Ivaldo Vaccari, medaglia di bronzo al valor militare, che venne fucilato il 27 marzo del 1945 dopo aver sopportato per giorni le torture dei nazisti senza rivelare l’identità dei compagni della Brigata Walter Tabacchi in cui militava.