Accusa una frenata, ma prosegue la crescita dell’export regionale nel primo trimestre 2023 seppur con un ritmo inferiore rispetto ai periodi precedenti.

Le esportazioni manifatturiere emiliano-romagnole sono risultate pari a quasi 21.294,2 milioni di euro (corrispondenti al 13,5 per cento dell’export nazionale), e hanno fatto segnare un incremento del 4,5 per cento rispetto al primo trimestre del 2022.

È quanto rileva l’ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna nell’analisi dei dati Istat delle esportazioni delle regioni italiane, sottolineando come alla ripresa dei valori abbia contribuito notevolmente l’aumento dei prezzi alla produzione dei prodotti esportati.

Nel trimestre considerato, l’andamento regionale è risultato inferiore rispetto a quello riferito al complesso delle vendite all’estero nazionali (+9,6 per cento).

Tra gennaio e marzo 2023, l’Emilia-Romagna si è confermata come la seconda regione italiana per quota dell’export nazionale, preceduta dalla Lombardia (26,1 per cento) e seguita da Veneto (13,2 per cento), Piemonte (9,9 per cento) e Toscana (9,0 per cento).

 

I settori

La fase di ripresa ha avuto effetti differenziati sui settori economici. Il segno positivo ha prevalso, ma le differenze di intensità sono state rilevanti.

La tendenza è stata sostenuta in primo luogo da un autentico “boom” dell’export del fondamentale settore dei macchinari e apparecchiature (+21,6 per cento) con una accelerazione della crescita pari a cinque volte quella media regionale.

Aumento sostenuto anche dell’industria alimentare e delle bevande (+16,8 per cento) e del sistema moda (+13,7 per cento), superiore al livello nazionale (+11,4 per cento).

Le esportazioni dell’agricoltura, silvicoltura e pesca sono aumentate del 9,5 per cento, un valore non dissimile rispetto a quello dell’aumento dei prezzi di molti prodotti agricoli, ma un incremento superiore a quello dell’export a livello nazionale (+3,2 per cento).

L’industria del legno e del mobile ha ottenuto un aumento dell’export ridotto rispetto al trimestre precedente (+2,5 per cento).

Tra i movimenti in direzione opposta, nel primo trimestre del 2023 il contributo negativo di gran lunga più rilevante alla dinamica dell’export regionale è venuto dalla tendenza delle industrie chimica, farmaceutica e delle materie plastiche rispetto allo stesso periodo del 2022 (-24,9 per cento) determinata dal dimezzarsi (-58,2 per cento) delle esportazioni dei prodotti di base e dei preparati farmaceutici.

Il valore delle vendite estere dell’industria della lavorazione di minerali non metalliferi, ovvero ceramica e vetro, ha fatto un deciso passo indietro (-7,1 per cento).

Anche l’industria della metallurgia e dei prodotti in metallo ha leggermente accentuato l’andamento negativo, tanto che le sue esportazioni sono diminuite del 6,6 per cento, ancora una volta gravate dalla riduzione dell’export della metallurgia (-11,0 per cento).

Le vendite all’estero di apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche, medicali e di misura sono cresciute, ma con ritmo dimezzato rispetto al trimestre precedente (+3,8 per cento). In quest’ambito l’andamento dei prezzi all’esportazione è risultato in tensione per computer, elettronica e ottica, elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi (+10,4 per cento) e in più contenuto aumento per apparecchiature elettriche e di uso domestico non elettriche (+6,8 per cento).

La dinamica dell’export del settore dei mezzi di trasporto si è ridotta nel trimestre (+7,8 per cento), anche se tra i macrosettori considerati ha fatto registrare un incremento superiore a quello delle vendite all’estero dello stesso settore nazionale (+4,8 per cento).

Infine, l’export delle altre industrie manifatturiere ha subito un arretramento (-2,7 per cento) determinato dalla riduzione per l’industria del tabacco (-12,5 per cento).

 

Le destinazioni

L’Europa è il mercato fondamentale per l’export regionale (66,6 per cento) e ne detta la tendenza.

Le esportazioni verso la sola Unione europea a 27 hanno avuto una crescita inferiore (+6,3 per cento). Al contrario, i soli mercati dell’area dell’euro hanno assorbito il 43,0 per cento del totale dell’export regionale e hanno avuto una tendenza stabile e più elevata (+8,0 per cento).

Tra i mercati principali dell’area dell’euro, il risultato è stato positivo, nonostante il rallentamento verso la Germania (+6,1 per cento). L’aumento dell’export emiliano-romagnolo è stato invece trainato da un’accelerazione in Francia (+11,7 per cento) e Spagna (+7,1 per cento). Tra quelli di sbocco minori singolare la dinamicità di quello greco (+18,9 per cento).

Al di fuori dell’area dell’euro, ma sempre tra i Paesi dell’Unione, l’export regionale ha fatto segnare un passo indietro in Polonia (-3,2 per cento), mentre la crescita è proseguita in Repubblica Ceca (+10,9 per cento) e in Romania (+24,5 per cento).

Uscendo fuori dai mercati dell’Unione europea, la crescita delle vendite estere emiliano-romagnole ha avuto un ritmo sostenuto (+13,7 per cento). In particolare, l’export ha avuto un’accelerazione verso il Regno Unito (+12,5 per cento) e la Svizzera (+12,9 per cento).

Si segnalano una contenuta riduzione delle vendite destinate alla Russia (-1,4 per cento) e un’accelerazione delle esportazioni indirizzate verso la Turchia (+32,7 per cento).

Le vendite sui mercati americani nel complesso sono diminuite (-4,5 per cento): a fronte di una forte accelerazione in Canada, si è invertita la dinamica verso gli USA (-12,4 per cento), che pure è valso l’11,8 per cento dell’export regionale.

Il trend è buono per le esportazioni nell’America centro meridionale (+27,9 per cento), tra cui spiccano il Messico (+48,2 per cento) e il Brasile (+28,7 per cento).

In Asia si registra una leggera flessione (-2,4 per cento). Ma gli andamenti sono stati diversi e addirittura opposti nelle principali aree. Da un lato, le vendite sui mercati del Medio Oriente sono rimaste sostenute (+20,2 per cento). Bene l’export nell’Asia centrale (+26,2 per cento), in particolare sul mercato indiano (+31,6 per cento).

Ben diversamente è andata sui mercati dell’Asia orientale con una nuova decisa flessione (-13,2 per cento). Il dato ha risentito della caduta delle vendite verso il Giappone (-38,2 per cento), della relativamente contenuta crescita del prodotto interno lordo cinese effetto della crisi pandemica e del settore immobiliare che ha limitato l’incremento delle esportazioni destinate verso la Cina, Hong Kong e Macao che hanno subìto un arretramento del 13,4 per cento.

Ha ulteriormente accelerato la crescita delle esportazioni regionali verso l’Africa (+21,4 per cento), specie settentrionale (+40,8 per cento), nonostante una sostanziale stasi nelle destinazioni dell’Africa centro meridionale (+0,4 per cento).

Infine, l’export emiliano-romagnolo verso l’Oceania ha rallentato pur rimanendo ampiamente positivo (+14,9 per cento).

L’export rimane una leva fondamentale per la nostra economia nonostante gli effetti della guerra in Ucraina e l’aumento del costo di energia e materie prime e dell’inflazione – dice il presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Alberto ZambianchiI dati confermano come i nostri prodotti godano sempre di grande fiducia a livello internazionale e come sia straordinaria la capacità competitiva del nostro sistema produttivo sui mercati esteri.