“I dazi sono a tutti gli effetti tasse che si pagano allo Stato americano. Se questo provvedimento verrà confermato, l’Emilia-Romagna sarà una delle regioni che ne pagherà il prezzo più alto: il nostro export è tra i più apprezzati nel mondo e siamo la regione che esporta di più negli Stati Uniti. Servono contromisure solide e rapide: chiediamo all’Unione Europea e al Governo una strategia unitaria, forte e ragionata per difendere la presenza sul mercato statunitense delle nostre produzioni, azioni che al momento mancano”.

Così l’assessore all’Agricoltura, Alessio Mammi, sull’annuncio dell’amministrazione degli Stati Uniti che prevede l’applicazione di dazi e tariffe doganali al 30% per i prodotti europei a partire dal 1^ di agosto.

“I dazi sono, a tutti gli effetti, tasse: aumentano il costo dei prodotti, generano sfiducia e incertezza nei mercati, comprimono le economie, fanno salire l’inflazione ed erodono il potere d’acquisto, sia dei cittadini europei sia degli americani- prosegue l’assessore-. Non c’è solo un impatto immediato sui prezzi, ma può generarsi un rischio di rallentamento delle economie, perdita di valore delle borse, e conseguenze negative nel medio e lungo periodo: questi soldi finiscono nelle casse dello Stato americano, ma non vanno né alle imprese né ai lavoratori. Inoltre, nella lettera inviata dagli Stati Uniti si sceglie di ingnorare l’enorme valore dei servizi, dei fondi di investimento e della finanza americana che già beneficia enormemente del mercato europeo”.

Dunque, continua Mammi, “rappresentano un problema molto serio per l’Italia e particolarmente pesante per la nostra regione, che è tra quelle che esportano di più negli Stati Uniti, oltre 10,5 miliardi di euro. Serve, quindi, una reazione forte, ragionata e unitaria da parte dell’Europa e del Governo italiano. Occorre inoltre constatare che non ci sono relazioni ‘speciali’ tra Italia e Stati Uniti, come il Governo ha provato a far credere in questi mesi: siamo tutti europei, tutti nella stessa situazione, e nessuno può permettersi approcci individuali o fughe in avanti”.

“Accanto alla reazione diplomatica e commerciale– aggiunge l’assessore- serve subito anche un piano concreto di sostegno alle imprese e alle filiere più colpite, per aiutarle a essere più competitive e assorbire il contraccolpo dei dazi. A partire dalla riduzione degli oneri fiscali e sul lavoro, da misure per migliorare la logistica e l’energia, garantendo vantaggi soprattutto per le aziende energivore, e dal sostegno per promuovere il Made in Italy negli Stati Uniti, un mercato fondamentale che non possiamo permetterci di perdere, anche grazie alla forte domanda e alla presenza di 20 milioni di cittadini che vantano origini italiane. E, mentre difendiamo la nostra presenza negli USA- conclude Mammi-, dobbiamo anche guardare avanti: investire su nuovi mercati, come Sudamerica e Asia, per aprire nuovi sbocchi commerciali, senza rinunciare a quello americano, oggetto al momento di una fase molto perturbata”.

L’importanza del mercato statunitense per il settore agroalimentare dell’Emilia-Romagna e nazionale

Con un valore di 10 miliardi e mezzo di euro di prodotti esportati nel 2024, gli Stati Uniti sono il primo mercato di destinazione dei beni prodotti dalle imprese emiliano-romagnole. Di questi circa un miliardo (985 milioni) arriva dai prodotti agroalimentari. Una tendenza confermata anche nel primo trimestre del 2025, con esportazioni pari a 263,1 milioni di euro, pari al 10,4% dell’export regionale negli Stati Uniti, l’11,9% in più rispetto al 2024.

Secondo una stima di Coldiretti i prezzi al consumo dei prodotti italiani negli Usa subirebbero rincari del 45% per i formaggi, del 35% per i vini e del 42% per conserve e marmellate. Che potrebbero costare alle famiglie americane e al settore agroalimentare nazionale 2,3 miliardi di euro. Sempre secondo Coldiretti, al danno immediato in termini di calo delle esportazioni, si aggiungerebbe quello della mancata crescita di un settore che puntava per quest’anno a superare quota 9 miliardi di esportazioni. Alcune aziende hanno già cominciato a rafforzare la produzione sul suolo americano, mentre chiedono all’Ue una semplificazione delle regole per restare competitive in un contesto globale sempre più instabile.

Anche l’associazione Origin Italia sottolinea come gli Stati Uniti rappresentino il principale mercato extra-Ue per le produzioni Dop e Igp italiane dove assorbono circa il 25% dell’export totale del comparto certificato. In valore assoluto, lo scorso anno la quota di prodotti top venduti oltreoceano ha sfiorato i 3 miliardi di euro sui 12 miliardi di esportazioni nel resto del mondo.