La guida ai luoghi di Bruce Springsteen scritta da Stefano Pecoraio per Aliberti Editore è stata presentata a FestaReggio dall’autore insieme al giornalista Vincenzo Cavallarin. L’idea che sta alla base del libro “Bruce Springsteen, welcome to Asbury Park” è rock’n’roll quanto lo è la musica che in quei luoghi è nata. Un libro rock proprio nella struttura della narrazione che nasce seguendo la strada come nella migliore tradizione della musica americana e si immerge nella provincia del New Jersey. Come una ballata del Boss la guida di Pecoraio costeggia l’oceno a bordo di un’auto e si sofferma nei luoghi che hanno fatto di Asbury Park l’epicentro di un terremoto musicale che ha scosso già a partire dalla fine degli anni ‘60 la musica a stelle e striscie dalle fondamenta. I club, gli alberghi, le strade ma anche i musicisti di quella terra dove sono nati Bruce Springsteen, la sua E-Street band, ma anche Southside Johnny e gli Asbury Jukes, i Miami Horns, leggendaria sezione di fiati e colonna portante del miglior rhythm’n’blues bianco che sia mai stato prodotto vengono descritti palmo a palmo dalla viva voce di alcuni di quei protagonisti. “Ho incontrato Willy Nile – ha detto Pecoraio – per scrivere il mio libro e di lui voglio ricordare la grande umiltà. E’ un rocker di strada che suona con lo stesso entusiasmo in uno stadio colmo di spettatori o in un club da pochi posti. E’ la dedizione alla musica che lo rende così genuino”. Tra gli incontri di Pecoraio c’è anche quello con Vini Lopez, il primo batterista della E- Street band già al fianco del Boss sin dalle prime formazioni giovanili. Per Lopez Asbury Park per il rock rappresenta il lato “oscuro della luna”, con quei suoi locali un tempo stracolmi di musicisti e per lunghi anni in assoluta decadenza. “Una città – ha detto Pecoraio – tenuta sotto scacco da alcune gang locali che negli ultimi tempi sono state allontanate. Oggi Asbury Park sembra indirizzata verso una nuova rinascita”.
Pecoraio viene da Reggio Emilia, patria a sua volta di una vitalità musicale giovanile che è sempre stata tra le prime del paese e questa caratteristica insieme al fatto di essere anch’essa una città di provincia ha senz’altro favorito una lettura di quei luoghi apparentemente così lontani.
”Questo libro – ha spiegato l’autore – è un ringraziamento al Springsteen e alla sua musica. Ho deciso di non parlare direttamente di Bruce ma di far parlare i luoghi nei quali lui e la sua musica sono nati e cresciuti.
Fioroni: “Siamo il partito della Costituzione. Antifascista”
Politica, welfare e Opg al centro dell’incontro alla sala Bonazzi di FestaReggio
Si doveva parlare soltanto di welfare e si è finito per discutere di politica a trecentosessanta gradi. Per dire che le elezioni anticipate è meglio non ci siano, e che l’unico a volerle veramente è un Bossi in versione “vampiro di voti del Pdl”, che un governo di transizione è auspicabile, ma non per fare la legge elettorale, bensì per porre mano a riforme che possano veramente dare un sollievo alla crisi economica che attanaglia le famiglie. E’ quanto accaduto ieri sera alla tenda dibattiti “Renzo Bonazzi” di Festa Reggio, dove, coordinati dalla giornalista dell’agenzia Dire di Bologna Elena Boromeo, per “La politica oltre l’individualismo”, si sono confrontati Giuseppe Fioroni, parlamentare e responsabile del forum Welfare dei democratici, gli assessori al Welfare del Comune di Reggio Emilia, Matteo Sassi, e della Regione Emilia-Romagna, Teresa Marzocchi. L’incontro è stato presieduto dal sindaco di Quattro Castella Andrea Tagliavini.
“La stagione che stiamo vivendo va oltre la crisi del berlusconismo, e penso che ci si stia avviando verso la fine della seconda repubblica, che si è basata appunto su elementi che molto hanno a che vedere con l’individualismo, visto che si è affermata l’idea che si possa fare politica senza bisogno di avere valori ed ideali”, è il parere dell’ex-ministro della Pubblica istruzione. Che aggiunge: “Nella sindrome da berlusconite dilagante, ci siamo tutti convinti, Pd compreso, che sia più utile fare politica nei talk-show e dialogare tra di noi a mezzo stampa. Dobbiamo toglierci un po’ di snobismo, e riprendere a fare politica sul territorio, come sta facendo la Lega, che non ha inventato nulla, ma ha preso quello che i grandi partiti di massa facevano negli anni Cinquanta, ovvero battere palmo a palmo il territorio”.
Secondo Fioroni, che ha smentito di essere tentato da sirene terzopoliste, “il Partito democratico è nato per governare l’Italia, e deve vincere la sfida di essere un partito aperto, e quindi di essere in grado di effettuare una sintesi anche tra posizioni diverse”, e per il futuro prossimo, c’è da cercare “di dare vita ad una coalizione con un programma ed un progetto, senza fare primarie solo sui nomi, ma soltanto dopo avere individuato precisamente cosa si vuole fare. Non possiamo dare la sensazione di volere dare vita ad una coalizione che vada da Fini a Vendola, perché è vero che Fini ha fatto una cosa importante per la destra, ma è altrettanto vero che noi siamo il partito della Costituzione, che si fonda ancora sull’antifascismo. Occorre ritornare a quanto venne fatto nel 1996, con la candidatura di Prodi, ovvero trovare un candidato premier che dia al paese la stessa affidabilità che danno gli amministratori locali, ad esempio dell’Emilia-Romagna”.
Quindi, pur garantendo che il Pd sarebbe pronto per la sfida elettorale, Fioroni sarebbe favorevole ad un governo di transizione, “che mettesse in agenda quattro riforme, su famiglia, piccola e media impresa, istruzione e fisco, ma la legge elettorale no. Cosa andiamo a raccontare alla gente che sta vivendo con sofferenza questo momento di crisi, che la priorità è cambiare la legge elettorale? Questi vengono a Montecitorio, ci prendono a calci e fanno pure bene”.
Sul fronte welfare, Matteo Sassi dice che “Reggio Emilia è ai vertici di tutte le classifiche in tema di integrazione perché la coesione sociale e l’integrazione fanno parte integrante dello spirito della nostra città”. E guai a chi, come Sarkozy in Francia, rispedisce i rom in patria: “E’ una deportazione di massa, fatta per porre rimedio ad un calo dei consensi, una sorta di demagogia più becera”. Gli fa eco Fioroni: “E’ la strategia della distrazione, per cui bisogna a tutti i costi trovare un capro espiatorio”. Teresa Marzocchi propone di contrapporre alle politiche governative, basate soprattutto sull’immagine, quanto di buono fatto sul territorio regionale in materia di integrazione, e spiegare chiaramente le cose che funzionano.
C’è spazio anche per parlare di ospedali psichiatrici giudiziari. L’assessore Sassi cita, con parole amare, la situazione da lui trovata nell’Opg reggiano: “E’ un buco nero del nostro ordinamento giudiziario, un po’ carcere, un po’ ospedale. Ma a Reggio Emilia troviamo le persone parcheggiate nella stessa struttura carceraria, in 3 in una stanza di soli otto metri quadri, coi letti a castello, con il rischio che, nella branda più alta, ci siano soggetti deboli, come gli anziani. E poi, non è vera l’equazione secondo la quale più le prigioni sono affollate, più è garantita la sicurezza dei cittadini: basti pensare che sei persone su dieci sono in carcere in attesa di giudizio, ed un 30% delle persone incarcerate è tossicodipendente, che dovrebbe seguire percorsi di riabilitazione”.
La Marzocchi rincara la dose sulla situazione dell’ospedale psichiatrico giudiziario: “Il governo è inadempiente sull’Opg reggiano, che ospita più di 400 persone. La Regione ha firmato un accordo con l’esecutivo, in cui si doveva arrivare alla territorializzazione delle strutture, che avrebbero ospitato per quanto concerne Reggio Emilia un massimo di 140 persone della regione e 20-30 extracomunitari residenti sul territorio. Però le altre regioni, specialmente la Lombardia perché il Veneto, ad esempio si sta attrezzando, non rispettano i patti. Eppure cose buone ci sarebbero: basti pensare a Casa Zacchera nel forlivese, una struttura di recupero per pazienti psichiatrici carcerati, che è considerata un’esperienza valida”.