Il terremoto ha messo letteralmente in ginocchio le attività del terziario nella bassa modenese. Il monitoraggio costante e attento della situazione operato da Confesercenti Area Nord, a partire già da domenica, consente di tracciare un primo e pesantissimo bilancio: circa il 70% delle piccole piccolissime imprese del commercio, del turismo, dell’artigianato e dei servizi ha riportato danni consistenti tali che al momento non consentono alcuna ripresa dell’attività lavorativa.

La situazione più grave nei centri storici dei comuni di Finale Emilia e San Felice, ora inaccessibili per ovvi motivi di sicurezza. Il 90% degli edifici e di conseguenze degli esercizi commerciali – negozi, bar, ristoranti, etc., per un totale di oltre 200 unità nei due comuni della Bassa – ha subito seri e gravi danneggiamenti sia in termini strutturali che a livello attrezzature. Di queste imprese almeno un 20% presenta lesioni strutturali tali e profonde da correre il rischio di essere dichiarate totalmente inagibili. Incalcolabili al momento poi i danni relativi alla merce, alimentare e non, che si stimano nell’ordine di qualche milione di euro. Appena al di fuori dei centri urbani di Finale e San Felice, in periferia è un 50% di PMI – circa un centinaio – che presenta danni con un rischio di inagibilità elevato.

Anche a Mirandola il conto più salato è toccato al cuore della città. Il 60% delle attività commerciali presenti ha subito danni ingenti e anche a causa delle conseguenze dovute al perdurare dello sciame sismico l’amministrazione comunale sta vagliando la possibilità di valutare le condizioni di ogni singolo edificio in particolare quelli storici. Meglio nell’immediata periferia: i danni ci sono, consistenti anche, ma si riesce a lavorare. La percentuale diminuisce, di poco però, negli altri territori comunali colpiti dal sisma. Chiuso il centro di Cavezzo dove le attività commerciali, più gravemente danneggiate, una ventina circa, sono quelle a ridosso della via principale. La situazione è migliore nei comuni di Medolla, Concordia e San Possidonio dove il sisma non ha mancato di danneggiare negozi e piccole imprese in genere, ma non da consentire uno stop – salvo qualche caso – dell’attività lavorativa.

“Nel complesso il conto che oggi pagano le piccole imprese del terziario, dell’area nord della provincia di Modena è pesantissimo – dichiara Confesercenti – C’è l’urgente necessità pertanto, di riattivare nel più breve tempo possibile questa parte produttiva importante dell’ossatura economica del territorio. Diventa perciò prioritario che le amministrazioni comunali interessate e così pure le istituzioni si attivino attraverso tutti gli strumenti di sostegno a loro disposizione. Le stesse amministrazioni s’impegnino di conseguenza a: ricercare di locali idonei e possibilmente nelle vicinanze dei centri storici colpiti dal sisma e quindi favorire il trasferimento delle attività del terziario e soprattutto ad abbreviare il più possibile l’iter burocratico affinché anche i piccoli imprenditori siano messi nelle condizioni di riprendere l’attività lavorativa al più presto”.