La neve di ieri sera (mercoledì 16 gennaio) non ha fermato il pubblico di Federico Rampini a Scandiano, ospite dell’amministrazione comunale alla sala Bruno Casini del centro giovani. L’inviato a New York di Repubblica, davanti ad una platea di circa 200 persone, introdotto da un saluto del sindaco Alessio Mammi e intervistato dal direttore di 24emilia Nicola Fangareggi, ha messo in rilevo tanti temi di attualità mondiale – come finanzia, economia, lavoro – partendo dalle persone e dai popoli, un sistema di analisi che da sempre caratterizza il suo modo di scrivere e raccontare. In evidenza il tema generazionale: nell’ultima opera di Rampini Voi avete gli orologi, noi abbiamo il tempo (Mondadori ed.) è messa in rilevo la condizione delle “pantere grigie”, la generazione post guerra mondiale, che ha fatto il ’68 e visto la caduta del muro di Berlino “una generazione – dice Rampini – che ha messo spesso al centro della propria vita la praxis e la capacità di costruire l’impero manifatturiero dell’Occidente. Sono i pensionati di oggi, che l’Italia stigmatizza come un flagello, indicandoli esclusivamente come costo economico per lo Stato: da noi sono materia per i contabili finanziari. Non è così in America, dove si sta salvaguardando il patrimonio di saperi che porta in dote questa generazione, per trasferirlo alle generazioni successive”. Di grande saggezza anche le parole riservate alla cultura: “vi porto una notizia: la crisi americana del 2009 a New York l’hanno in parte risolta la cultura, l’industria dello spettacolo di Broadway, il movimento turistico attorno all’arte. Non è vero che con la cultura non si mangia: il nostro paese deve imparare a prendere fiato dalle sue città, veri musei all’aperto, dalla qualità del buon cibo e dal movimento per la preservazione delle tipicità gastronomiche. Gli americani sono ammirati dal nostro modo di vivere i centri urbani, dalla qualità percepita della nostra vita. Noi qui non ce ne rendiamo conto”. Parole importanti sono poi state spese dal giornalista sul sistema di integrazione dell’immigrazione: “gli immigrati in America sono cittadini, dopo che hanno dimostrato di conoscere l’inglese e la costituzione. La criminalità e il disagio sociale negli stati d’oltreoceano sono stati risolti con un atto di fede verso il paese ospitante e con il presidio della sicurezza da parte delle stesse minoranze etniche, presenti nelle istituzioni”.
Materia di riflessione anche il tema del welfare state, analizzato nell’altra opera del giornalista Non possiamo più permetterci lo stato sociale – FALSO! (Laterza ed.). Rampini ha messo in rilievo le grandi differenze innescate da Stati Uniti ed Europa per attaccare la crisi: la scelta coraggiosa di Obama di investire nella popolazione, nel lavoro, portando oggi alla crescita assoluta di 150mila posti di lavoro al mese l’occupazione nel suo paese, rispetto all’opzione austerity che detta da più di due anni la linea delle politiche europee, e che oggi è additata come principale causa di contrazione economica: “Se gli USA fossero uno stato europeo, oggi sarebbero commissariati. E invece la loro politica di investimenti ha fatto uscire l’America dalla crisi”. Rampini ha poi chiuso lasciando un messaggio di speranza e futuro anche all’Italia: “Esiste ancora una terza Italia: quella dei distretti, delle aree produttive. Questa terra ne è un esempio. Qui è stata fatta da sempre vera innovazione: sono saperi che non sono stati persi, vanno solo ritrovati e messi in pratica”.