Negli ultimi dodici mesi le imprese femminili in regione sono diminuite di 808 unità (-1%). Sono complessivamente 82.634, il 21,3% del totale delle imprese regionali. L’8,2% delle imprese femminili è di under 35, 131 in meno rispetto al 31 marzo 2024. Le imprese femminili straniere sono il 15,5%. Il loro aumento, di 211 unità, ha contenuto la tendenza alla riduzione delle imprese femminili in regione nel complesso. Il numero delle imprese femminili si è ridotto di oltre il 3% nel commercio, nell’industria e in agricoltura. Costruzioni -1,4%. Aumentano le imprese femminili nei servizi diversi dal commercio (+518 unità, +1,2%), con un forte incremento delle attività professionali, scientifiche e tecniche (+121 unità, +3,2%). Continua la diminuzione delle ditte individuali femminili (-629) e delle società di persone (-470), a fronte del deciso incremento delle società di capitali (+345).

È quanto emerge dalle elaborazioni di Unioncamere Emilia-Romagna dei dati Movimprese sull’andamento della demografia delle imprese femminili al 31 marzo 2025 derivanti dal Registro delle imprese delle Camere di commercio.

 

Aperture e cessazioni di imprese femminili

Nei dodici mesi tra marzo 2024 e lo stesso mese del 2025 le imprese femminili in regione sono diminuite di 808 unità (-1%), portando così il valore complessivo a 82.634. Sono il 21,3% delle imprese in regione.

Nel primo trimestre le imprese regionali non femminili hanno subito una flessione meno rapida (-0,5%), ma più consistente (-1.631 unità).

 

Le imprese femminili giovanili

Rappresentano l’8,2% del totale delle imprese femminili. Sono 131 in meno rispetto al 31 marzo 2024, con una flessione tendenziale dell’1,9%.

Sono concentrate nel commercio al dettaglio (16,5%) e nella ristorazione (11,7%), con quote che tendono a ridursi, e nei servizi per la persona (15,7%), con un peso che tende invece ad aumentare nel tempo.

Rispetto a 10 anni fa le imprese giovanili femminili sono 1.645 in meno (-16,6%).

 

Le imprese femminili straniere

Sono aumentate di 211 unità, +1,7%, incremento che ha contenuto la tendenza alla riduzione delle imprese femminili in regione nel complesso.

In totale sono 12.816 e rappresentano il 15,5% delle imprese femminili dell’Emilia-Romagna. Negli ultimi dieci anni sono aumentate di 3.697 con un incremento del 40,5%.

Sono concentrate nel commercio al dettaglio (18,2%), nella ristorazione (14,8%), nella manifatturiera delle confezioni (6,6%) e nel commercio all’ingrosso (6,4%), ma l’importanza relativa di questi settori tende a ridursi negli anni. Al contrario aumenta la quota dei servizi per la persona, parrucchieri centri estetici ecc. (12,9%) e delle imprese di pulizie (5,9%).

 

Le imprese femminili il confronto con le altre regioni

In Emilia-Romagna le imprese femminili sono il 21,3%, quota che colloca la regione fra le sole cinque che hanno una percentuale di imprese femminili inferiore a quella nazionale, che sono nell’ordine Trentino-Alto Adige (18,7%), Lombardia (19,9%), Veneto (20,8%), e Piemonte (22,6%). Percentuali lontane da quelle del Molise, che è la regione a maggiore presenza femminile, dove le imprese rosa toccano il 27,7%.

Negli ultimi dodici mesi, per tasso di variazione l’Emilia-Romagna è risultata solo quindicesima. Rispetto alle regioni con le quali più spesso si confronta, le imprese femminili sono aumentate solo in Lombardia anche se lievemente (+0,1%), mentre sono diminuite in misura minore in Toscana (-0,5%) e quasi nella stessa misura in Veneto e in Piemonte (-0,8%). È il Trentino-Alto Adige ad aver registrato l’incremento maggiore (+0,9%), in Sicilia la diminuzione più rapida e consistente (-2,4%).

 

I settori dell’imprenditoria femminile in regione

Si è ridotta del 3% la presenza delle imprese femminili in agricoltura, silvicoltura e pesca, da attribuire esclusivamente alla diminuzione del tessuto imprenditoriale agricolo (-325 unità).

In calo, -3,4%, la presenza delle imprese femminili nella manifattura, con -242 imprese in meno.

Ad incidere è stata soprattutto la caduta delle industrie della moda (-150 unità, -5,9%), con meno imprese di confezioni (-104 unità, -5,6%),  meno industrie tessili (-7,9%) e di pelletteria (-7,7%).

Segno meno anche per le imprese femminili di fabbricazione di prodotti in metallo (-23 unità, -2,6%), di fabbricazione di macchinari e apparecchiature (-18 unità, -5,1%) e nelle industrie alimentari (-16 unità, -1,5%).

Le poche imprese femminili delle costruzioni sono diminuite di 44 unità, pari al -1,4%.

Ma è nel commercio dove c’è stata, ancora una volta, la riduzione più rilevante (-680 attività, (-3,3%). Ha inciso soprattutto sul dettaglio (-543 unità, -3,7%), mentre  è stata relativamente più contenuta nell’ingrosso (-124 unità, -2,6%).

Le impese femminili sono cresciute solo nell’insieme dei servizi diversi dal commercio (+518 unità, +1,2%), dove il contributo più ampio è venuto dalle attività professionali, scientifiche e tecniche (+121 unità, +3,2%) con un sensibile aumento delle imprese con attività di direzione aziendale e di consulenza gestionale (+75 unità, +6,1%). In netta crescita anche le imprese femminili nelle attività finanziarie e assicurative (+106 unità, +4,8%).

Da rilevare il deciso aumento delle imprese femminili nei servizi di alloggio (+103 unità, +6,2%) a cui ha corrisposto un risultato moderatamente negativo nei servizi di ristorazione (-82 unità, -1,1%).

 

L’evoluzione della composizione settoriale

Tre imprese femminili su quattro in regione operano nei servizi. Si tratta di una quota ben superiore a quella riferita alle imprese non femminili (55,8%) e che tende ad aumentare decisamente nel tempo.

L’andamento è frutto della diminuzione delle imprese femminili nel commercio (-3,8% in dieci anni) e del parallelo aumento (oltre il 7% in dieci anni) nelle altre attività del terziario.

In agricoltura opera il 12,7% delle imprese femminili, percentuale che si è progressivamente ridotta del 3% negli ultimi dieci anni.

L’8,3% delle imprese femminili è nell’industria in senso stretto, dove sono concentrate in particolare nella moda. Nelle confezioni il 52% delle imprese è femminile.

Nelle costruzioni la presenza delle imprese femminili ha ancora un rilievo minimo (3,8%), percentuale aumentata solo di due decimi di punto in dieci anni.

L’ambito nel quale la presenza delle imprese femminili è relativamente più rilevante è quello dei servizi alla persona (57,2%). Sono femminili due imprese su tre nella sanità e assistenza sociale e sei imprese su dieci nell’assistenza sociale non residenziale è femminile.

Nei servizi di alloggio e ristorazione e nelle attività di noleggio, agenzie viaggi e dei servizi alle imprese a presenza delle imprese femminili supera il 30%.

 

L’andamento per forma giuridica

Prosegue la diminuzione delle ditte individuali femminili individuali (-629 imprese, -1,2%). Sono due su tre, contro una percentuale che si ferma al 50,6% nelle imprese non femminili.

Sono diminuite ancora più rapidamente le società di persone (-470 unità, -4,3%), scese a 10.358, pari al 12,5% del totale.

Su questi andamenti ha pesato l’attrattività della normativa relativa alle società a responsabilità limitata che ha sostenuto la crescita delle società di capitale (+345 unità, +2%). Salite a 17.834 sono divenute in questi anni la seconda classe di natura giuridica più diffusa anche tra le imprese femminili (21,6%).

In rapida contrazione, -4%, cooperative e consorzi. Sono complessivamente 1.401, pari all’1,6% del totale delle imprese femminili