L’Italia è sotto la media europea per quanto riguarda i siti web degli Istituti scolastici. Con un modesto 51 per cento il nostro paese è infatti lontanissimo dall’Islanda dove l’87% delle scuole hanno pagine web, dalla Germania e dal Regno Unito che vantano rispettivamente il 62% e il 61% ed è al di sotto di quattro punti alla media europea che è del 55% (Eurobarometer Flash 118).

Impensabile poi fare paragoni con gli Stati Uniti dove il 99% delle scuole è collegato a internet, mentre l’86% delle scuole pubbliche ha pagine o siti web, con una punta del 93% per le scuole secondarie (U. S. Department of Education). È quanto emerge da una ricerca realizzata dal prof. Lucio Pagnoncelli ordinario di Pedagogia Generale del Dipartimento di Ricerche Storico-filosofiche e Pedagogiche dell’Universita’ di Roma “La Sapienza” nell’ambito di una indagine sui programmi di ricerca scientifica di livello nazionale organizzata dal Miur.
In realtà dalla ricerca emerge un altro dato negativo per quanto riguarda il nostro paese e cioè che non solo siamo carenti numericamente ma anche laddove esistono siti web gli istituti scolastici dimostrano di non saperne fare un uso school taylored, cioè “ritagliato su misura per la scuola”.

Dalla ricerca, condotta su un campione statisticamente rappresentativo delle scuole romane dotate di siti web, emerge infatti che l’uso prevalente del sito si riduce alla “presentazione della scuola all’esterno” e ad “alcune informazioni sul suo funzionamento”. Quello che più viene trascurato è proprio l’insieme delle opportunità interattive offerte dalle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC).

Un “uso piatto” del sito web, una sorta di “bacheca elettronica” che veicola una comunicazione unidirezionale. Le TIC – che potrebbero consentire importanti innovazioni sui piani dei rapporti fra le componenti delle scuole (insegnanti, studenti, famiglie), della didattica, della costruzione di reti con scuole e istituzioni italiane e straniere ecc. – vengono soprattutto utilizzate a fini di pubblicità e di marketing. Inoltre, la gestione dei siti appare “molto guardinga”. Ad esempio, pur risultando migliori quei siti in cui sono coinvolti gli studenti, sono ancora molti quelli la cui produzione e gestione è interdetta alla componente studentesca. Sono, insomma, sempre gli insegnanti e a volte lo stesso dirigente scolastico quelli che prendono tutte le decisioni, anche se sono gli ultimi utilizzatori del sito dopo studenti e genitori. Ne risulta che il punteggio medio attribuito dalla ricerca alla qualità dei siti è pari a 28,82 (dato del 2003) su un punteggio massimo conseguibile di 100.