Nell’ambito dell’operazione ‘Rinascita’, finalizzata a contrastare il terrorismo internazionale, un i carabinieri del Ros hanno arrestato un tunisino, N. M., 29enne, residente a Novellara che, secondo gli inquirenti, è inserito nella cellula di Reggio
Emilia che fa capo Ben Nasr Mehdi, legato a Dridi Sabri e coinvolto nella vicenda dei ’17 fratelli’ in Siria, ovvero il gruppo si aspiranti ‘jihadisti’.


L’uomo avrebbe soggiornato in Iraq quale
componente del gruppo dei ’17 fratelli’, per il quale sia Dridi Sabri e Ben Nasr Mehdi si erano interessati, al fine di metterli in contatto con Abu Sumaya.
Nel corso di una conversazione registrata il 16 dicembre del 2006, Bridi avrebbe chiesto e ottenuto assicurazioni relativamente
alla buona riuscita del “viaggio dei fratelli” rivelando dunque anche la sua intenzione di raggiungere il Medio Oriente. In particolare, uno
degli arrestati proponeva al suo interlocutore di partire per il Jihad: “Vuoi andare? Ti garantisco che ti mando nel posto giusto, però portami il passaporto e i soldi altrimenti non ti faccio
partire, non sarò Mehdi. Ti garantisco che in breve sarai in Siria, assieme agli amici”.

La principale cellula terroristica è stata
individuata in Lombardia dove era impegnata nell’esecuzione del programma, definito dagli stessi indagati “a lungo termine”, di
reclutamento di persone disponibili ad andare a combattare in “terre di juhad”, quali Iraq e Afghanistan, preparandole preliminarmente
sotto il profilo militare e ideologico.

Sul leader indiscusso Dridi Sabri, già noto agli inquirenti dal 2002, si era concentrata l’attività invetigativa dei carabinieri.
Tra i principali soggetti coinvolti figura anche il tunisino Zarkaoui Imed Ben Mekki, arrestato dal Ros nell’ottobre 2002, durante un’altra operazione antiterrorismo su un gruppo di magrebini che
stavano per partire per il nord est iracheno, per unirsi alla organizzazione curdo sunnita ‘Ansar Al Islam’. Condannato a tre anni per avere favorito il transito di una serie di aspiranti jihadisti
lungo il confine italo-francese, riguadagnata poi la libertà aveva ripreso i contatti con gli islamisti attivi in Liguria, in Lombardia e all’estero.
Arrestato in Francia nell’ottobre 2005, quest’ultimo è stato trovato in possesso di materiale dirttamente riconducibile al ‘Al Quaida’, riguardante metodi di reperimento e di produzione artigianale di esplosivi tradizionali o chimici e di veleni derivanti da prodotti di uso comune, insieme a indicazioni sulla costruzione di
sistemi di innesco elettronici a distanza, tecniche di guerriglia e discorsi di leader islamisti incitanti alla jihad contro l’Occidente.
L’Autorità giudiziaria francese ha appena accordato la consegna temporanea alle autorità italiane dell’uomo nel frattempo condannato in secondo grado l’8 novembre 2007 alla pena di quattro anni e sei mesi per i reati di associazione con finalità di terrorismo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nell’ambito
dell’operazione dei carabinieri denominata ‘Bazar’.