L’industria meccanica modenese è molto attiva sia sul fronte dell’innovazione e dell’introduzione di nuovi prodotti, grazie agli investimenti degli ultimi anni, sia della ricerca di nuovi mercati esteri di sbocco, con tassi di crescita dell’export dal 2004 superiori alla media italiana e un rallentamento nel terzo trimestre del 2008 meno accentuato rispetto alla media nazionale. È un’industria che può affrontare la difficile situazione economica forte della molteplicità dei settori a cui sono destinati i prodotti e quindi di un’ampia gamma di competenze e di maggior flessibilità del sistema. È un’industria che negli ultimi anni si è dovuta misurare con il forte vincolo della limitata disponibilità di forza lavoro qualificata non solo a livello operaio ma anche di quadri e tecnici.


È il ritratto dell’industria meccanica modenese che esce dall’indagine “Metalnet”, realizzata dall’Università di Modena e Reggio Emilia e dall’istituto di ricerca R&I Srl, che sarà presentata venerdì 23 gennaio, alle 14,15 a Modena, nella sede di Officina Emilia (via Tito Livio 1) al convegno “Network di imprese tra globalizzazione e radicamento territoriale: l’industria meccanica in provincia di Modena”.
«L’indagine fornisce elementi di conoscenza puntuale dell’industria meccanica. Nell’attuale fase di crisi economica permette di comprendere i punti di forza e di debolezza del nostro sistema e quindi di meglio individuare le politiche e gli interventi per il sostegno e soprattutto lo sviluppo del settore meccanico, anche nel medio e lungo periodo» commenta Palma Costi, assessore provinciale agli Interventi economici, che prosegue: «Un forte impegno nella formazione tecnico-professionale dei giovani, uno stretto rapporto con l’Università, con i centri di ricerca e di trasferimento tecnologico per rafforzare i processi di innovazione e di qualità dei prodotti, il rafforzamento dei processi di aggregazione di aziende, una grande attenzione ai consistenti processi di capitalizzazione delle piccole e medie imprese del settore, la crescita del grado di internazionalizzazione, la capacità del sistema creditizio locale di essere promotore di alcuni di questi processi sono i punti su cui tutto il sistema economico e istituzionale modenese è chiamato ad agire, facendo ognuno la propria parte».

Cresce il ‘conto proprio’
L’indagine Metalnet, diretta dalla professoressa Margherita Russo del dipartimento di Economia politica dell’Università di Modena, è stata svolta tra novembre 2006 e aprile 2007 (con riferimento al periodo di previsione 2007/2009) su un campione di 404 imprese, su un totale di 3.815 per oltre 56 mila 500 addetti, con l’obiettivo di quantificarne le caratteristiche strutturali per ottenere informazioni non desumibili dalle fonti statistiche ufficiali utili a colmare un vuoto di informazioni sui cambiamenti dell’industria meccanica modenese; promuovere un confronto su strategie e capacità di affrontare le sfide della globalizzazione e dell’innovazione; elaborare uno strumento per orientare le politiche a sostegno della competitività.
Un dato fondamentale emerso dall’indagine e non ricavabile dalle statistiche ufficiali è la distinzione tra imprese in conto proprio, che sono il 37,5 per cento del totale e raccolgono il 64,8 per cento degli addetti, e imprese conto terzi che sono quasi la metà (il 47,9 per cento del totale) ma concentrano solo il 29,7 per cento degli addetti. La quota restante (14,5 per cento) è rappresentata dalle imprese di servizi che raccolgono il 5,6 per cento degli occupati. Le imprese in conto proprio occupano in media più di 20 addetti mentre quelle in conto terzi si fermano a nove e quelle di servizi a sei. Rispetto ai dati del 2000 della stessa indagine, emerge una tendenza alla diminuzione del numero di imprese della subfornitura e all’aumento delle imprese che realizzano prodotti propri.
Il settore più importante, per occupati e fatturato, è quello delle “macchine, impianti e apparecchi meccanici” (53,6 per cento degli addetti). Seguono le “macchine agricole/movimento terra” (16,2 per cento), e i “mezzi di trasporto/automotive” (12,2 per cento), questi ultimi due settori sono anche quelli che risentono della maggiore pressione competitiva. Nella categoria residuale, sotto la voce “altri settori” (17,5 per cento) i comparti più importanti sono gli elettrodomestici e i prodotti in metallo per l’edilizia.
Le imprese in conto proprio realizzano in prevalenza ampie varietà di prodotti in piccole serie (47,4 per cento del fatturato) e pezzi unici (9,7 per cento) con livelli di personalizzazione molto alti. Si caratterizzano per un’elevata propensione all’export, che cresce con le dimensioni dell’azienda passando dal 19,6 per cento delle microimprese al 75 per cento di quelle più grandi, e per un altrettanto significativo grado di indipendenza dai propri clienti: solo nel 15,3 per cento dei casi, infatti, il cliente principale assorbe più della metà del fatturato. Circa un terzo ha stipulato negli ultimi anni accordi di tipo produttivo, commerciale o di ricerca e sviluppo con altre imprese, consulenti e università.
Anche le imprese conto terzi lavorano prevalentemente a piccole serie (59 per cento della produzione) e pezzi unici (17,5 per cento), una strategia di specializzazione che risponde alla crescente concorrenza nazionale e internazionale. Le produzioni di serie medio lunga di prodotti standardizzati sono infatti più facilmente affidate a conto terzisti di altre aree territoriali, compresi quelli di paesi esteri a basso costo. L’export non è significativo, mentre sono intensi i rapporti con l’industria meccanica regionale concentrata nelle province di Modena, Reggio Emilia e Bologna. Rispetto alle aziende in conto proprio, i contoterzisti dipendono maggiormente da un cliente importante che nel 33,4 per cento dei casi assorbe più della metà del fatturato e risentono di livelli di concorrenza più elevati.
Per entrambe le categorie i vincoli allo sviluppo sono il costo elevato delle materie prime (49 per cento), la difficoltà a reperire operai specializzati (37,6 per cento), la concorrenza dei paesi a basso costo di lavoro (34,5 per cento).

Al convegno incontro tra istituzioni e imprenditori
Sarà Palma Costi, assessore provinciale agli Interventi economici, ad aprire il convegno “Network di imprese tra globalizzazione e radicamento territoriale: l’industria meccanica in provincia di Modena”, promosso dalla Provincia di Modena e dall’Università di Modena e Reggio Emilia, che si svolgerà venerdì 23 gennaio, dalle ore 14,30, a Modena nella sede di Officina Emilia (via Tito Livio 1).
I risultati della ricerca “Metalnet” saranno presentati dalle due curatrici: Margherita Russo, docente del dipartimento di Economia politica all’Università di Modena e Reggio Emilia, e Daniela Bigarelli di R&I Srl. Il progetto di ricerca è stato sostenuto da Aster, Apmi, Camera di Commercio, Cna, Confindustria, Lapam-Federimpresa e Legacoop.
Di seguito interverranno una decina di imprenditori del settore meccanico che parleranno della loro esperienza. Contribuiranno alla discussione anche gli interventi di Maurizio Torreggiani, presidente della Camera di Commercio di Modena, Paolo Bonaretti, direttore di Aster, e Silvano Bertini, responsabile del servizio Politiche e sviluppo economico della Regione Emilia Romagna. Le conclusioni del convegno sono affidate a Emilio Sabattini, presidente della Provincia di Modena.