L’Assemblea di Confesercenti Modena ha dialogato con i parlamentari On.Stefania Ascari, Sen. Michele Barcaiuolo, On. Daniela Dondi e On. Stefano Vaccari, coordinati dal giornalista, Direttore di Trc, Ettore Tazzioli.

“Affrontare l’attuale difficile contesto economico delle PMI del terziario è nostra priorità – afferma Mauro Bastoni, Vicepresidente Provinciale Vicario di Confesercenti Modena, al tavolo in sostituzione del Presidente Mauro Rossi, assente per una lieve indisposizione – ma riteniamo dovrebbe esserlo anche per chi guida le azioni di politica economica nazionale, considerata la rilevanza del consumo interno sulla nostra economia e le sue ricadute in tutti gli ambiti, non ultimo quello sociale. Il calo dei consumi delle famiglie costituisce infatti il vero punto debole dell’economia italiana: se riportassimo i consumi al livello prepandemico, recupereremmo 2,3 punti di PIL”.

Il confronto è stato introdotto dal Direttore Provinciale di Confesercenti Modena, Marvj Rosselli: “L’obiettivo dell’incontro è quello di rendere la politica consapevole e attiva verso le piccole imprese in questo momento di grande difficoltà, che mette a rischio il nostro tessuto economico e sociale. Pandemia, crisi energetica ed economica, inflazione e calo dei consumi, squilibri di concorrenza con le grandi piattaforme dell’online, difficoltà di reclutamento di professionalità adeguate stanno letteralmente travolgendo le nostre imprese del terziario. E, con loro, stiamo rischiando un vero e proprio cambiamento di volto delle nostre piccole e grandi città. E’ un tema che va affrontato a tutti i livelli, a partire da scelte ed impegni in sede parlamentare, per favorire la rinascita delle economie dei centri storici che rappresentano anche la nostra identità, un elemento di appeal turistico del nostro territorio, un patrimonio in termini di qualità della vita dei cittadini. Chiediamo a chi ha assunto responsabilità di Governo, ma anche di efficace opposizione, di ascoltare le nostre istanze ed assumere impegni conseguenti”.

 

I FOCUS AFFRONTATI NELL’ASSEMBLEA CONFESERCENTI: ECONOMIA, LAVORO, CREDITO, FISCO BUROCRAZIA E CONCORRENZA SLEALE, COMMERCIO SU AREE PUBBLICHE

 

ECONOMIA

Il caro energia e l’inflazione, che ormai ha raggiunto livelli da record, impattano fortemente sui consumi, con una riduzione importante delle vendite, che negli ultimi mesi è arrivata perfino ai beni essenziali.

I costi alle stelle di luce e gas, oltre ad incidere in modo significativo sull’andamento inflattivo, sono ormai un onere insostenibile per molte imprese, in particolare per chi produce o trasforma (attività artigiane, panificatori, ristorazione). A questo si aggiungono gli aumenti dei prodotti e delle materie prime, l’incremento del costo del denaro dovuto al rialzo dei tassi d’interesse e l’incremento degli affitti legato agli aggiornamenti Istat.

Vendite in calo significativo, costi gravosi e difficoltà finanziarie: si può affermare che una vera e propria tenaglia si sta chiudendo sulle micro e piccole imprese, in particolare su quelle del commercio e dei servizi, già provate da oltre 2 anni di restrizioni pandemiche. Purtroppo anche nella nostra provincia tante aziende hanno già chiuso o pensano di ridurre la produzione o le giornate di apertura, nel tentativo di resistere e per non accrescere le perdite.

Per sostenere le vendite l’associazione chiede misure di sostegno più incisive per restituire potere d’acquisto alle famiglie, con particolare attenzione a quelle a basso reddito

Per la riduzione dei costi aziendali più gravosi riteniamo siano necessarie azioni di supporto:

–   per il contrasto del caro energia realizzare il disaccoppiamento fra prezzi del gas naturale e prezzi dell’elettricità, incorporando nelle bollette il minor costo di produzione delle fonti rinnovabili. Occorre inoltre dare certezza all’azione di rimodulazione delle accise e degli oneri di sistema. Bene la rateizzazione introdotta per i pagamenti dei consumi energetici, ma sarebbe utile prevedere anche un contributo in conto interessi per le imprese che chiedono un finanziamento per far fronte al caro-energia;

–   sui costi fissi aziendali sarebbe di grande utilità l’introduzione di una cedolare secca sulle locazioni commerciali concordate da proprietari e conduttori subordinando l’accesso alla cedolare secca alla concessione di un canone concordato al locatario.

 

LAVORO

In questo ambito le nostre imprese devono affrontare una duplice problematica:

–   elevato costo del lavoro che, proprio in questo momento difficile, è in potenziale aumento per gli imminenti rinnovi dei contratti collettivi dei nostri settori. Ricordiamo inoltre l’onere della rivalutazione, alle stelle, delle quote di TFR, dovuta all’inflazione;

–   Il crollo dell’attrattività dei settori Commercio e Turismo per i lavoratori, in particolare nelle giovani generazioni, che crea difficoltà di reclutamento di professionalità adeguate.

 

Per questo riteniamo siano inderogabili:

–   un piano di sviluppo per l’occupazione giovanile nelle PMI, anche mediante una forte decontribuzione per chi assume giovani, che dovrebbe prevedere misure di politica attiva specifiche per i settori di commercio e turismo;

–   l’introduzione di maggiori elementi di flessibilità tramite nuovi strumenti, con regole semplici e chiare, per gestire le esigenze che questo momento di incertezza economica alimenta, soprattutto nel terziario e nel turismo;

–    un piano per la riduzione del cuneo fiscale e contributivo: con la riduzione di altri oneri impropri o riduzione modulata del carico Irpef; con detassazione e decontribuzione sugli aumenti contrattuali, ma solo a favore di chi rispetta i contratti collettivi maggiormente rappresentativi. E’ infatti ormai insostenibile l’‘area grigia’ creata dai contratti pirata. Stimiamo che, tra i 5 milioni di lavoratori del terziario, per circa 500mila siano applicati contratti ‘pirata’, che costano un 10% in meno di quelli ufficiali. Questo danneggia l’Erario, perché è stimabile in quasi un miliardo in meno la massa salaria annua, con conseguente minor gettito fiscale e contributivo. E danneggia le imprese, perché crea dumping salariale, in particolare nei nostri settori dove c’è carenza di manodopera qualificata.

Sempre sul versante del costo del lavoro è infine urgente congelare l’aumento delle aliquote FIS (quelle relative agli ammortizzatori sociali) previsto da gennaio 2023.

 

CREDITO

Il difficile contesto economico acuisce le difficoltà finanziarie e ne viene a sua volta aggravato. Infatti:

– sulle imprese, oltre al caro energia e all’aumento delle materie prime, peserà l’aumento dei tassi di interesse. La stretta monetaria inizia a mordere sulle imprese, con tassi dei prestiti che il prossimo anno saranno più che doppi rispetto al 2022 (dall’1,5 al 3,5% in media). Questo si tradurrà inevitabilmente in nuovi oneri per molte imprese, già in difficoltà;

– a fronte poi di bilanci negativi, si acuisce la già grave difficoltà di accesso al credito per le piccole e piccolissime imprese

 

Evidenziamo questi interventi prioritari:

–   prevedere il ripristino delle moratorie sul credito a suo tempo contenute nei Decreti Cura Italia e Sostegni Bis;

–   favorire maggior credito agevolato a favore delle piccole imprese, con misure di rifinanziamento della rete dei Confidi;

–   abrogare la previsione della autorizzazione preventiva della Commissione Europea sulle specifiche misure di sostegno contenute nel Decreto Liquidità e legge di conversione.

 

FISCO, BUROCRAZIA E CONCORRENZA SLEALE

La situazione difficile già descritta impone una riduzione della pressione fiscale sulle micro e piccole imprese e una sostanziale semplificazione degli adempimenti. Chiediamo che si apra una riflessione sul commercio al dettaglio esercitato da piccoli imprenditori quale settore meritorio di tutela, valutando ambiti di regime fiscale di vantaggio, analogamente a quanto previsto in passato per fattispecie del settore agricolo. Inoltre, dobbiamo segnalare la perdurante situazione di squilibrio nella tassazione tra piattaforme online e imprese “fisiche”, una situazione che l’attuale webtax purtroppo non ha sanato. Questo crea un forte squilibrio, considerata la diffusione raggiunta da queste piattaforme, che nel caso delle prenotazioni turistiche arrivano a intermediare quasi il 20% del fatturato complessivo, ma analogo discorso può essere fatto per le piattaforme dell’e-commerce.

 

COMMERCIO SU AREEE PUBBLICHE

Il settore degli ambulanti sta registrando un forte calo delle vendite e ha subito in questi anni una forte dequalificazione, per cui se vogliamo dare un futuro alle 176.000 imprese italiane dell’ambulantato sono indispensabili nuove norme per riqualificare i mercati settimanali e le fiere.

Di seguito elenco le richieste principali:
– per risolvere il problema del rinnovo delle concessioni scadute e in scadenza bisogna approvare una norma che consenta la salvaguardia della titolarità delle concessioni in essere al 31.12.2020;
– per la riqualificazione dei mercati serve una nuova legge nazionale di settore, che preveda il riconoscimento delle caratteristiche di imprenditorialità dell’attività, non assimilando più l’ambulantato alle attività di sostegno sociale anzi prevedendo un’abilitazione professionale;
– occorre poi una norma che faccia chiarezza sul canone mercatale la cui applicazione trova diversa interpretazione a seconda dei Comuni. In sintesi la norma deve chiarire che il canone mercatale comprende tutte le tasse o canoni precedentemente pagati tra cui la TARI.

Si chiede infine più gradualità per l’applicazione della transizione ecologica e contributi da parte dello Stato per la sostituzione dei Furgoni.